TRIESTE – La Corte di appello di Venezia, riformando la sentenza di primo grado, ha condannato per omicidio colposo gli ex ammiragli della Marina Militare per la presenza di amianto sulle navi.
Tra le vittime il triestino Tommaso Caserta, originario di Taranto, ma un’intera vita vissuta a Trieste, dopo aver svolto servizio come infermiere nella Marina Militare dalla quale era stato insignito della Croce d’Argento. Il maresciallo era deceduto il 16 novembre 2009 dopo atroci sofferenze per “mesotelioma pleurico sinistro” dovuto all’esposizione ad amianto, lasciando la moglie Marisa e i due figli, Francesco ed Elena, all’epoca di 27 e 32 anni.
Agostino di Donna è stato condannato alla pena di 2 anni di reclusione, Angelo Mariani alla pena di 1 anno e 6 mesi, Guido Venturoni a 1 anno e 6 mesi, Sergio Natalicchio a 1 anno di reclusione. Tutti, in solido al responsabile civile Ministero della Difesa, sono stato condannati al risarcimento dei danni a favore delle parti civili costituite, e al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva pari a 50mila euro ad erede.
Decisiva, in questo processo – spiega Ona (Osservatorio nazionale amianto) – la super perizia disposta dalla stessa Corte di Appello, su richiesta delle parti civili, che ha confermato e ribadito la sussistenza di un rapporto causale tra l’esposizione patita da ogni singolo lavoratore e l’insorgenza della relativa malattia, nonché l’altissima concentrazione di polveri e fibre di amianto inalate dai marinai. «Giustizia per la famiglia Caserta è fatta, e la Marina affonda sull’amianto. Continueremo a sollecitare le bonifiche, la messa in sicurezza delle nostre unità navali, la tutela giuridica, anche con risarcimenti, senza la necessità, speriamo, di dover sempre ricorrere all’Autorità giudiziaria» ha commentato l’avvocato Ezio Bonanni, presidente Osservatorio Nazionale Amianto e difensore della famiglia Caserta.