TRIESTE – I porti di Trieste e Monfalcone, ma anche quello sloveno di Capodistria, potrebbero accogliere già dalle prossime settimane acciaio e prodotti siderurgici provenienti dagli scali di Ravenna e Marghera.
Due i motivi che stanno creando uno stallo negli scali di Emilia Romagna e Veneto (dai quali passa il 70% delle importazioni siderurgiche via mare destinate al mercato italiano): le quote di importazione stabilite dalla Commissione europea, ma soprattutto la congestione dei porti stessi. Proprio per questo motivo – confermando alcune voci già circolate nelle scorse settimane – è probabile che parte del traffico venga dirottato su altri porti del Nord Adriatico.
A Monfalcone, in particolare, CPM (Compagnia portuale di Monfalcone), sarebbe pronta a ricevere il nuovo traffico di prodotti siderurgici. La società è infatti specializzata proprio nel trattare questa tipologia di merce, oltre alla cellulosa e i prodotti forestali.
Di recente, CPM è passata di mano, ceduta dal gruppo TO Delta (che a Trieste gestisce il terminal container con TMT) a FHP, holding portuale di F2i, controllata dal Terzo Fondo F2i (42%) e dal Fondo F2i-ANIA (58%). La nuova proprietà, che già gestisce il terminal di Marter Neri proprio a Monfalcone oltre a due siti a Mestre e Chioggia, pare intenzionata a dirottare nuovo traffico sul porto del Friuli Venezia Giulia specializzato in merci varie.