TRIESTE – Collaborazione tra i porti del Nord Adriatico: il tema torna di attualità dopo un confronto tra i dati del primo semestre 2021, in particolare tra gli scali di Trieste e Capodistria. Due protagonisti della comunità portuale ipotizzano soluzioni diverse, fotografando la realtà attuale: un’agenzia internazionale e un coordinamento sui temi della sostenibilità ambientale.Di cooperazione internazionale si parlerà domani a Cividale del Friuli nell’ambito del Mittelfest. Il segretario generale dell’Authority di Trieste, Vittorio Torbianelli, si confronterà col responsabile delle relazioni sterne di Luka Koper, Sebastjan Šik
. Ma se ne parlerà soprattutto al Bled strategic forum (nei pressi di Lubiana in Slovenia), dove un panel sarà dedicato proprio alla collaborazione sulle tematiche del mare, fra Italia, Slovenia e Croazia, presente Zeno D’Agostino presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale.
Maurizio Maresca, docente all’Università di Udine e presidente di Alpe Adria, la società di trasporto intermodale del Porto di Trieste, ha reintrodotto nei giorni scorsi l’argomento. Lo ha fatto commentando un post sulla pagina Facebook di AdriaPorts, dedicato ai conti del porto di Capodistria nel primo semestre del 2021.
«Molto positivo il risultato di Luka Koper nel primo semestre. Con l’ampliamento del terminal contenitori e con la Koper-Divaca si candida solido riferimento verso i mercati del corridoio Baltico Adriatico (anche considerando le scelte in corso di elaborazione della Commissione europea sulle reti Ten-T che interessano l’area del nord Adriatico). Pare però – fa notare Maresca – complessivamente ridotto il risultato dei porti del nord Adriatico se si pensa ad una funzione di base dei due corridoi europei (Brennero e Koralm). Tanti porti facenti parte di uno stesso mercato che non riescono a fare sintesi. E questo malgrado gli esempi individuali di Trieste, eccellente nello sviluppo del ferroviario e di Koper, eccellente negli investimenti nei contenitori».
Una parte del commento è dedicata al parallelismo tra quanto sta accadendo nel Nord Tirreno e quanto sarebbe auspicabile accadesse – sempre secondo Maresca – nel Nord Adriatico. «Certo è che in questa fase, se si pensa alla capacità ricettiva ed ai numeri, i porti del nord Tirreno sembrano assumere un ruolo decisivo. Invece il nord Adriatico, se gli Stati interessati dovessero coordinarsi, potrebbe svolgere un ruolo decisivo dando luogo, come nella previsione del trattato del 1947 (Trattato di pace siglato a Parigi col riconoscimento del Porto Franco Internazionale di Trieste, ndr), ad un sistema portuale unico al servizio di tutti i paesi, ma non governato da nessuno di essi, costituito da tanti impianti al servizio dei tre corridoi che interessano l’area. Lo strumento è quello di una agenzia portuale europea che nasce da un accordo di cooperazione rafforzata (art.20, tue) fra Austria, Italia, Germania, Slovenia , Ungheria, Croazia e Repubblica Ceca e che regola una pluralità di impianti in competizione fra loro. Oltre ovviamente alla Commissione europea. Oggi però sono esercizi teorici perché la strada della competizione resta chiara ed ogni Paese si gioca le sue carte senza un disegno di coordinamento».
Un’agenzia europea, dunque, per una governance comune e uno sviluppo integrato dei porti affacciati sul Nord Adriatico. Una soluzione percorribile?
Più di qualcosa si sta già facendo, come testimoniano gli ultimi atti del Napa (North Adriatic Ports Association). Ma fare di più appare difficile, sostiene Zeno D’Agostino, che invece apre la strada a una collaborazione mirata.
«Si potrebbe fare, ma il confine (tra Italia e Slovenia, ndr) c’è ancora e pesa. Nella realtà ci scontreremmo con una serie di vincoli difficili di superare. Sia per la fiscalità che per la gestione dei porti. Noi siamo un’Authority e poi ci sono i privati concessionari che si occupano dei terminal. A Capodistria, per esempio, c’è un soggetto unico. Abbiamo però un tema di competizione verde, Dobbiamo fare diventare i porti sostenibili – rilancia D’Agostino – e la sostenibilità non deve diventare un’arma di concorrenza. La vera alleanza va fatta sulla transizione ecologica, utilizzando risorse del Recovery plan che esistono per noi ma anche per i porti vicini. Il Napa, che comunque continua a lavorare anche se non sempre fa sentire la propria voce, potrebbe portare avanti il tema della transizione ecologica. Si potrebbe lavorare senza toccare i temi della concorrenza».