TRIESTE – Sale a 895 milioni di euro il valore della produzione di Italia Marittima nel 2022.
Conti a posto, salvataggio di posti di lavoro e un futuro sempre più Intramed per l’unica compagnia di navigazione full container battente bandiera italiana. Cuore e sede principale sono a Trieste, dove si ripercorre la storia del Lloyd triestino e dove la partita Iva resta la stessa dai tempi di Finmare (Società finanziaria marittima) e IRI. La cessione a Evergreen nel 1998: oggi l’amministratore delegato è il taiwanese Arthur Tsai. Poi il legame con la famiglia Maneschi e in particolare con Pierluigi, dominus della compagnia fino alla sua scomparsa nel 2019.
Italia Marittima aveva iniziato a perdere fatturato e utili, mettendo a rischio posti di lavoro e forse la sua stessa esistenza. Negli ultimi anni il trend è stato invertito e oggi il valore della produzione, fissato a 895 milioni di euro per il 2022, è in decisa crescita rispetto al fatturato del 2021 che era stato di 696 milioni. Nel 2020 erano 557 milioni e nel periodo prepandemia (2019) circa 630 milioni di euro.
Nella sede di Trieste si contano circa 120 dipendenti, oltre ai contratti per una cinquantina di marittimi sparsi sulla flotta.
La società non nasconde come sui ricavi del 2022 abbiano pesato aumenti dei noli e ristrutturazione della compagnia, dopo una decina d’anni di perdite. Con una serie di accordi a vario livello, però, non sono stati persi posti di lavoro e le prospettive sembrano buone.
«La nostra intenzione è quella di crescere ancora, ma puntando su una crescita “green”. Per questo – spiega la presidente Michela Nardulli, storica collaboratrice di Pierluigi Maneschi – le prossime navi che acquisteremo avranno sistemi di propulsione in grado di abbassare le emissioni in atmosfera».
La flotta è attualmente composta da cinque navi di proprietà e 8 in affitto, quasi tutte con dimensioni ridotte rispetto a quelle storiche. I collegamenti sono concentrati – e sempre di più lo saranno in futuro – sull’Intramed, utilizzando il porto greco del Pireo come hub, per spargersi su Nord Africa, Israele e Turchia. Uno stop forzato, invece, alle rotte del Mare Nero, come conseguenza della guerra tra Russia e Ucraina. Restano ancora tre navi con rotte sul Far East (Emirati Arabi-Cina e Sudafrica-Cina).
Le nuove navi in ordinazione saranno “green” in tutti i sensi, considerata la volontà di avere propulsori a ridotte emissioni, ma anche l’intenzione di adottare il verde come nuovo colore. Una livrea che verrà utilizzata anche dalle navi già in servizio, che saranno tutte ridipinte.