TRIESTE – Vecon, la società controllata da PSA International ha chiesto all’Authority di Venezia un rinnovo della concessione per 25 anni.
L’Authority deciderà a breve, tenendo conto dei nuovi criteri da poco approvati dal Comitato di gestione. La società che si occupa uno dei due terminal container a Porto Marghera, è insediata dal 1997 su un’area di 184.800 metri quadrati, alla quale si è aggiunta nel 2010 la cosiddetta area “Cipi Sartori” (98.000 mq), occupata in via provvisoria. Ora si chiede, a partire dal 20 settembre 2022 (data della scadenza dell’attuale concessione), di avere entrambe le aree in via definitiva per altri 25 anni, a fronte degli investimenti già fatti e di altri che verrebbero portati a termine.
Nel frattempo l’Autorità di sistema portuale (che non esisteva in questa forma all’epoca della prima firma), ha cambiato le regole per le nuove concessioni, alla luce delle quali la stessa Vecon ha dovuto integrare per due volte la richiesta. Nei prossimi giorni è attesa la decisione, proprio sulla scorta del nuovo regolamento, approvato a febbraio. Il Comitato di Gestione dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale, infatti, ha da poco licenziato il documento che recepisce i criteri valutativi voluti dal MIMS (Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile) per il rilascio di concessioni alle imprese portuali. Gli obiettivi del documento sono quelli di identificare “… in maniera più puntuale i requisiti richiesti e le valutazioni alla base del rilascio delle concessioni stesse; obiettivo del Regolamento, favorire la crescita degli scali veneti e, allo stesso tempo, introdurre elementi di maggiore trasparenza per le imprese, in linea con gli obiettivi previsti nell’ambito della pianificazione strategica dell’Authority”.
In particolare, prima di rilasciare la concessione richiesta, verranno valutati gli obiettivi di traffico e di sviluppo della modalità ferroviaria, nonché la capacità di assicurare le più ampie condizioni di accesso al terminal per gli utenti e gli operatori interessati; la sostenibilità e l’impatto ambientale del progetto industriale proposto e livello di innovazione tecnologica; la previsione di iniziative di partenariato con centri di ricerca e istituzioni universitarie; la definizione di investimenti infrastrutturali e sovrastrutturali, attrezzature e tecnologie anche in coerenza con gli strumenti di pianificazione e programmazione nazionale di settore; la capacità di assicurare un’adeguata continuità operativa del porto; un piano occupazionale che comprenda anche indicazioni sull’utilizzo della manodopera temporanea.