TRIESTE – Non si muove dalla rada, almeno per il momento, la Uhl Fusion, nave per carichi speciali in attesa di imbarcare i motori Wartsila stoccati al Canale navigabile di Zaule.
Il riferimento è alla questione scoppiata a metà luglio quando il Gruppo finlandese ha annunciato lo stop alla produzione nello stabilimento situato nei pressi del porto di Trieste. Da qui le proteste dell’intera città e lo sciopero “a scacchiera” proclamato dai sindacati.
In un primo momento sembrava che la nave dovesse ormeggiare proprio alla banchina in concessione alla Wartsila domattina alle 7.30. L’annuncio è stato dato dalla Cisl e riportato dai media locali. In serata, invece, il dietrofront da parte di Wartsila, che ha rinunciato all’azione. Nel frattempo era stato annunciato anche un presidio sulla banchina sud del Canale, a difesa delle istanze dei lavoratori. La Uhl Fusion dovrebbe caricare una commessa di 12 motori acquistati dalla coreana DSME (Daewoo Shipbuilding & Marine Engineering), che nei giorni scorsi ha fatto sentire le proprie ragioni in Prefettura a Trieste tramite il console generale del Paese asiatico. I lavoratori del porto, però, intendono astenersi da tutte le operazioni collegate a Wartsila, tanto che la Uhl Fusion ha chiesto l’autoproduzione ed è in attesa di risposta. Uno dei motivi per i quali si voleva far entrare la nave riguardava le operazioni di bunkeraggio e il rifornimento di provviste all’equipaggio, che probabilmente verrà effettuato in rada già nei prossimi giorni.
Invece, per quanto riguarda la vertenza nel suo complesso, nel tardo pomeriggio di ieri il ministero dello Sviluppo Economico ha convocato per il 7 settembre il tavolo dedicato alla questione Wartsila, venendo incontro alle richieste dei sindacati. A darne notizia ai rappresentanti di Fiom, Fim e Uilm il governatore della Regione Friuli Venezia Giulia Fedriga in occasione di un incontro con l’assessore al lavoro Rosolen. Poche ore prima, in Prefettura, i sindacalisti avevano ribadito al Prefetto la volontà di proseguire la battaglia per il ritiro della procedura di licenziamento, sia sul piano giuridico con l’esposto in Procura che con la grande manifestazione convocata a Trieste sabato 3 settembre (ore 17.00 Foro Ulpiano).
Dal canto suo, Wartsila ha ribadito tramite una nota stampa di aver agito in piena conformità con il quadro legislativo italiano, assicurando l’impegno a collaborare con le istituzioni nazionali e i sindacati per assicurare, dopo 60 giorni dall’avvio della procedura (14 luglio 2022, ndr), un piano di mitigazione sociale per i lavoratori a rischio. Un approccio opposto a quello di Cgil, Cisl e Uil, che hanno insistito per ottenere un tavolo con il governo e la dirigenza di Wartsila Italia per redigere un piano industriale alternativo, sostenibile e che non preveda esuberi, prima della decorrenza dei due mesi.