TRIESTE – All’indomani della presentazione del Piano industriale da 50 milioni di euro, le organizzazioni sindacali sollevano dubbi sul futuro di Wartsila Italia.
“A quasi un anno dalla comunicazione, a tradimento, dell’apertura della procedura di licenziamento per 451 lavoratori, il futuro degli attuali 1101 dipendenti Wartsila non è ancora chiaro. Necessario che la Multinazionale, Governo e Regioni trovino soluzione in tempi brevi per dare una risposta occupazionale e di reddito a tutti i lavoratori, per praticare un concreto progetto di reindustrializzazione del sito di Trieste e per garantire lo sviluppo delle attività di Wartsila Italia” recita una nota congiunta del “Coordinamento Nazionale Wartsila Fim-Fiom-Uilm”.
«Diversamente occorrerà prorogare gli impegni della multinazionale, oltre il 30 settembre, per evitare azioni unilaterali della multinazionale e l’avvio delle procedure di licenziamento» aggiungono i sindacati.
Sempre secondo Fim, Fiom e Uilm, nell’incontro di ieri alla Regione Friuli Venezia Giulia, l’amministratore delegato Michele Cavagna di Wärtsilä Italia ha sostanzialmente confermato il progetto industriale già presentato al Mimit lo scorso febbraio, senza apportare novità di rilievo.
Il Piano conferma l’intenzione della multinazionale di sviluppare per i prossimi tre anni progetti di ricerca e service per la produzione e la riconversione di motori marittimi a 2 e 4 tempi con alimentazione a combustibile di derivazione fossile, ibrido o green, oltre alle attività di service in essere. Si prevedono 4 aree di competenza: Ricerca & Sviluppo con 128 addetti, Commerciale e Gestione Clienti con 120 addetti, Assistenza Clienti con 430 addetti e un’area non ben precisata nelle azioni denominata “Funzioni Correlate” con 132 addetti.
Sul potenziamento e consolidamento delle basi e sul sostengo allo sviluppo dell’attività Retrofit Service, che dovrebbe rilanciare l’intero sito di Trieste, non è previsto alcun investimento ad eccezione di 0,7 milioni di euro per la base di Genova per non meglio specificati interventi.
“Se Wartsila Italia considera strategico sviluppare le sue attività con politiche legate alla decarbonizzazione, appare ancora insufficiente l’impegno finanziario con cui intende sostenere questi progetti. Inoltre la decisione della multinazionale di cessare nel 2023 la produzione di motori nel sito triestino, di delocalizzare in Finlandia, determinerà già a partire dal corrente anno una netta riduzione dei ricavi complessivi. Ciò comporta rischi rilevanti per la sostenibilità stessa del piano industriale 2023-2025 in relazione ai costi fissi, operativi e di struttura” spiegano i rappresentanti dei lavoratori.
Sostenibilità, che a detta dell’azienda, sarebbe comunque garantita da un accordo commerciale con la Corporate che garantisce la copertura dei costi operativi con l’aggiunta di un margine di guadagno per tutte le attività di Service. “Un accordo, non meglio dettagliato in termini di valore assoluto, che pur non avendo allo stato scadenza temporale alcuna, non scongiura le preoccupazioni espresse dal sindacato tenuto anche conto di quanto avvenuto in passato con gli accordi commerciali precedentemente in essere sulla produzione” sostengono i sindacati.
Capitolo a parte per le attività di R&D e i relativi costi, scomputati dal Service, in capo, quota parte, al budget totale attribuito dalla multinazionale per la divisione a livello globale (mediamente 150 milioni di euro). Si tratta di un trasferimento di risorse verso Wartsila Italia, stabilita di anno in anno, compresa la parte relativa agli investimenti approvati e da approvare, che a detta dell’azienda dovrebbe garantire la continuità delle attività e i relativi costi.
Sul piano occupazionale la direzione prevede, allo stato, che Wartsila Italia occuperà 810 dipendenti, di cui 632 a Trieste, 125 a Genova, 43 a Napoli e 10 a Taranto.
Secondo i sindacati è necessario che la direzione chiarisca con maggior dettaglio le finalità dell’area “altre funzioni globali e di supporto”: nel Piano presentato non vengono declinate le attività, lasciando sospeso di fatto il destino professionale di 132 dipendenti Wartsila Italia con possibili futuri esuberi di personale.
Wartsila Italia nel Piano prevede anche di contribuire alla sostenibilità dei porti di Trieste, Genova e Napoli in collaborazione con Autorità Portuale, enti locali e Università. “Occorrerà verificare, anche con i rappresentati di queste istituzioni, se sono reali le condizioni per realizzare tali progetti e dare sostegno alla filiera dei servizi marini green o se diversamente ciò rimane un auspicio isolato della multinazionale” scrivono Fim, Fiom e Uilm.
Alla luce di tutto ciò, il Coordinamento nazionale di Fim, Fiom e Uilm ha richiesto al Mimit e alla Regione Friuli Venezia Giulia, di riconvocare il tavolo in tempi brevi per un aggiornamento del negoziato.
In particolare per: rafforzare le garanzie sulla sostenibilità finanziaria del Piano industriale; per approfondire le attività destinate alle aree Gestione e Assistenza Clienti (in particolare rispetto al progetto di riconversione dei motori alimentati da combustibili di derivazione fossile; garantire la continuità occupazionale di tutti i lavoratori futuri di Wartsila Italia con particolare riferimento all’impiego dei 132 dipendenti destinati all’area “altre funzioni globali e di supporto”; rivendicare ulteriori investimenti su Trieste, Genova e Napoli.