TRIESTE – Dodici mesi di cassa integrazione per i 451 lavoratori oggetto della procedura di licenziamento e l’avvio della ricerca di nuovi player industriali interessati a insediarsi a Trieste.
È quanto emerge dal piano di mitigazione presentato nella serata di oggi daWartsila, e successivo alla cessazione delle attività produttive nel sito di Bagnoli della Rosandra. Il documento è stato inoltrato a sindacati, Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero del Lavoro, Anpal, Regione FVG e Confindustria. Si compone di 38 pagine suddivise in tre sezioni: percorsi di reindustrializzazione, misure sociali e tempistica. La multinazionale finlandese ha affidato a un advisor specializzato proprio in progetti di reindustrializzazione il compito di ricercare potenziali aziende interessate a insediarsi a Trieste. Per quanto riguarda i lavoratori della fabbrica, l’azienda ha comunicato 12 mesi di Cigs (Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria) e l’intenzione di affidarli ad attività post vendita, assistenza clienti, a bordo nave o nelle officine di Genova e Napoli.
Cgil, Cisl e Uil definiscono il piano “insufficiente” e “irricevibile”: le proposte della multinazionale, fanno sapere i rappresentanti sindacali, sono vaghe e non rispondono alle necessità dei lavoratori diretti né tanto meno a quelli dell’indotto che sono altrettanti. Wartsila sostiene di essere disponibile ad avviare un discorso per raggiungere un accordo sul piano nei prossimi trenta giorni. Poi, ci sarà un anno di tempo per implementare il piano stesso. Al termine della scadenza dei trenta giorni, in assenza di una intesa potrebbero partire i licenziamenti di 451 dipendenti.
«E’ esattamente quello che ci aspettavamo: un piano di dismissione che non prendiamo neanche in considerazione» ha dichiarato Marco Relli della Fiom-Cgil, mentre per Alessandro Gavagnin della Fim-Cisl: «Hanno mandato un piano asettico, privo di contenuti e vago, che è quello che ci aspettavamo da un’azienda che non ha voluto sedersi a un tavolo seriamente e aprire un confronto». Da Wartsila, spiega Antonio Rodà della Uilm «… propongono di individuare un advisor che si occupi di reindustrializzare l’area, ma non c’è nessun elemento completo». Per Rodà si parla di «un’apertura a eventuali percorsi di uscite di carattere volontario incentivato, ricollocazione anche sui siti sparsi nel mondo di Wartsila. E’ un piano che per Trieste non ha nessuna prospettiva».