TRIESTE – La maggioranza dei porti italiani è dotata di un Port Community System (PCS), piattaforme digitali per mettere in rete operatori pubblici e privati e migliorare l’efficienza di trasporto merci e logistica.
Fra i traguardi più significativi raggiunti nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) di competenza del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT), spiccano quelli legati alla digitalizzazione della catena logistica. Nell’ambito della sesta rata PNRR, il MIT ha avviato e dato impulso – con una dotazione di 250 milioni di euro – ad una trasformazione profonda del settore logistico, puntando sulla dematerializzazione dei processi, sempre più automatizzati e interconnessi.
Al centro di questa rivoluzione vi sono i Port Community System (PCS), piattaforme digitali interoperabili che mettono in rete operatori pubblici e privati per migliorare l’efficienza e la sostenibilità del trasporto merci e della logistica. Grazie ai fondi del PNRR, oggi oltre il 70% delle Autorità di Sistema Portuale (AdSP) ha adottato queste tecnologie, contribuendo a rendere il sistema portuale italiano tra i più avanzati in Europa.
L’implementazione dei Port Community System, non solo migliora l’efficienza operativa dei porti, ma crea un effetto moltiplicatore sull’intera filiera logistica, contribuendo a rendere l’Italia un hub centrale per i traffici commerciali in Europa e nel Mediterraneo.
In questo scenario, spicca l’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico orientale (porti di Trieste e Monfalcone) la quale, dopo avere attivato già dal 2014 il PCS Sinfomar, strumento a disposizione dell’intera comunità pubblica e privata (circa 1470 utenti accreditati e 240 enti/aziende), sta per dare vita una società mista tra pubblico e privato per gestire i servizi di digitalizzazione, ingressi e uscite di camion, software per i flussi di merci.
Si tratta di un esempio al momento unico nei porti italiani, per lo sviluppo e la gestione dei servizi di digitalizzazione di un’Authority.