TRIESTE – Il network delle sette società partecipate dall’Authority di Trieste ha un giro d’affari di oltre 156 milioni di euro.
I porti di Trieste e Monfalcone, invece, sono gestiti da una struttura, l’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico orientale che, tra il 2015 e il 2022 ha aumentato il valore della produzione da 41,3 a 58,3 milioni di euro. Nello stesso periodo di tempo, la patrimonializzazione dell’ente è cresciuta da 64,2 a 160 milioni: frutto di grandi operazioni, tra le quali, l’inclusione dell’Azienda Speciale del porto di Monfalcone con le sue aree, l’acquisto dei terreni della zona delle Noghere (Comune di Muggia) e cospicui investimenti in tecnologia.
Fin qui il quadro finanziario presentato stamattina a Trieste dal presidente dell’Autorità di sistema portuale, Zeno D’Agostino, assieme ai vertici delle sette partecipate. «La nostra visione muove dal ruolo da protagonista assunto dall’ente pubblico, che definisce ed esegue una strategia di sviluppo economico del sistema sia internamente al porto che esternamente – ha detto Zeno D’Agostino – . La scelta di protagonismo del pubblico porta un vantaggio sia al porto, con i propri operatori privati italiani ed internazionali, che ai bilanci dell’Autorità e delle sue società partecipate e così anche sull’occupazione».
A proposito di posti di lavoro, nel 2015 nello scalo giuliano i lavoratori erano 1.109, nel 2018, includendo anche Monfalcone, sono passati a 1.462, mentre nel 2022 sono diventati 1.641. È evidenziato, inoltre, che sul piano qualitativo è stato promosso un forte processo di stabilizzazione, garantendo contratti di lavoro non più precari, grazie all’istituzione dell’Agenzia del Lavoro Portuale.
Per quanto riguarda il network di aziende che fanno funzionare i due porti, l’Authority ha oggi in portafoglio il 100% di due società e partecipazioni rilevanti in altre cinque, ognuna con una diversa focalizzazione. I dati aggregati delle società partecipate, assumendo sempre il periodo compreso fra 2015 e 2022, vedono l’utile netto totale salire da 1,6 milioni a 5,5 milioni, mentre il valore della produzione è balzato da 52 a 156 milioni. Nello stesso arco temporale, l’occupazione nelle partecipate è passata dai 93 dipendenti del 2015 ai 530 del 2022 e nella stessa Autorità da 67 a 124.
Si va dai servizi di multiutility (Porto Trieste servizi-PTS 100%), alla gestione dei traffici intermodali (Alpe Adria 33,3%), alla manovra e trazione ferroviaria nelle aree del network portuale (Adriafer 100%), alla logistica (Interporto di Trieste 20%) alle crociere (Trieste Terminal Passeggeri 40%), fino all’organizzazione del lavoro in banchina (Agenzia per il lavoro portuale-Alpt 35%). All’Authority fa capo anche il 52% di Coselag, che gestisce i terreni della zona industriale, nell’ottica dell’integrazione fra porto e industria.
«Un porto – ha concluso il presidente D’Agostino – non consiste solo in banchine e magazzini, che ovviamente costituiscono l’infrastruttura fondamentale, ma anche nel complesso dei servizi e delle tecnologie e delle competenze che consentono di esprimere il ruolo di hub implicito in un porto moderno. La regia che abbiamo sviluppato, con il sostegno e il contributo fondamentale delle istituzioni di riferimento nazionali e regionali, riverbera una governance snella, capace di garantire processi rapidi e trasparenti a investitori privati di scala internazionale che vedono Trieste ed il nostro sistema portuale come il luogo ideale per il proprio business».