TRIESTE – Nessuna preoccupazione, per il presidente dell’Autorità di sistema portuale di Trieste, Zeno D’Agostino, per la notizia dell’ingresso di Cosco in uno dei terminal del porto di Amburgo.
Partecipando stamattina al programma “Tutta la città ne parla” di Rai Radio 3, D’Agostino, in riferimento alla news di ieri, ha detto che «Non è preoccupante. Esistono oggi tutti gli strumenti sia nazionali sia europei e anche tedeschi per scongiurare situazioni di controllo da parte di chiunque nei porti». «Non succede niente che gli italiani non vogliano» ha ribadito più tardi il presidente dell’Authority, a margine di una presentazione nella tarda mattinata di oggi nel municipio di Monfalcone. Il riferimento era sempre all’ingresso della Compagnia cinese nell’azionariato di una controllata di HHLA (Hamburger Hafen und Logistik AG), che a Trieste possiede la maggioranza della Piattaforma logistica. Sempre duranye il programma radiofonico, D’Agostino ha spiegato che proprio HHLA a Trieste «… entrata al 51% in uno dei terminal del porto, ha subito una “golden power”, c’è una piena coscienza sia dell’Autorità portuale, che va a indagare sui soggetti che diventano concessionari in porto o soci, ma soprattutto per terminal strategici scatta la golden power. E scatta anche per soggetti comunitari, non solo extracomunitari».
In giornata, sullo stesso argomento è intervenuto anche il neo ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso. «Se i tedeschi intendono fare quello che hanno annunciato certamente noi, che ne siamo più consapevoli perché siamo la frontiera nel Mediterraneo, rispetto a questo progetto egemonico – ha detto Urso – non li seguiremo. Non ci consegneremo nelle mani dei cinesi».
«Posso dire che tutta la nostra politica, anche economica e produttiva, sarà quella di garantire l’autonomia strategica italiana ed europea – ha aggiunto Urso rispondendo alle domande dei giornalisti presenti al Salone della Giustizia – su tutte le filiere che sono importanti per mantenere nelle nostre mani decisioni sullo sviluppo economico e produttivo del nostro Paese e della nostra Europa. Questa è la nostra politica. Se poi altri intendono passare dalla dipendenza per l’energia alla dipendenza tecnologica o alla dipendenza in qualche misura commerciale dalla Cina, noi su questa strada non li seguiremo».