TRIESTE – Gli attacchi dei ribelli yemeniti alle navi e la crisi del Mar Rosso rischia di avere pesanti conseguenze sulle imprese del Nordest.
A lanciare l’allarme Daniele Damele, presidente di Federmanager Friuuli Venezia Giulia. Il riferimento è agli attacchi degli Houthi al traffico commerciale indirizzato o proveniente dal Mar Rosso, che costringe le compagnie di navigazione verso nuove rotte, con ripercussioni non solo sui tempi di percorrenza della tratta Asia-Europa, ma anche sui prezzi delle merci trasportate.
«Gli assalti dei ribelli alle navi in transito nel Mar Rosso non possono non preoccupare le imprese del Nordest italiano, considerato che il Far East è una rotta che pesa per il 50% del traffico delle nostre aziende» sostiene Damele.
«Il timore è quello di dover affrontare una nuova “tassa Houthi” su gran parte dei prodotti in arrivo dall’Est, dalle materie prime agli hardware. Da settimane ormai le portacontainer sono state dirottate verso il Capo di Buona Speranza sulla punta meridionale dell’Africa. Una deviazione che significa da otto a dodici giorni in più di navigazione, ovvero più consumo di energia, maggiori costi di assicurazione, con tempi di immobilizzazione più lunghi per equipaggi e navi» aggiunge il presidente di Federmanager Fvg.
Secondo Damele, «… è del tutto probabile un aumento dei costi legati alla chimica, ma anche che a crescere siano i prezzi causa la scarsità dei materiali innescando così fenomeni speculativi. Se la crisi non dovesse rientrare si rischia di avere un pesante aggravio dei costi di trasporto verso i mercati esteri, ma il rischio è che le navi, dopo aver passato il Capo di Buona Speranza, puntino direttamente a Nord verso Rotterdam e Amburgo tagliando fuori i nostri sistemi portuali, Trieste in primis, con inevitabili ripercussioni in termini di perdita di posti di lavoro e aggravio di costi».
Prendendo come riferimento il dato di valore dell’import-export italiano marittimo che transita per il canale di Suez a oltre 150 miliardi di euro, i cambi di rotta procureranno inevitabili ritardi in carico e scarico anche per i porti italiani, «per cui se non si risolverà la situazione sicurezza ci potrebbe essere un cambio di rotte strutturale, giacché è evidente che una nave che circumnaviga l’Africa in maniera sistematica non avrebbe interesse a raggiungere il mare Adriatico e punterebbe direttamente sui porti del Nord Europa. La speranza è che i flussi tornino a essere regolari attraverso Suez» sostiene il manager.
Damele ricorda anche l’alternativa al mare che viaggia su rotaia ed è stata individuata dalla trevigiana D.B. Group. L’azienda di Montebelluna, per far fronte alle incertezze e ai ritardi dei viaggi via nave ha rafforzato i collegamenti ferroviari con la Cina.
«Da Suez passa la gran parte del nostro interscambio commerciale, la moda, l’alimentare, le automobili, i macchinari. I primi effetti sui costi dei trasporti e delle materie prime – sottolinea Damele – si sono già visti, la speranza è che non ci siano speculazioni da parte delle piattaforme logistiche».
«Il rigassificatore veneto rischia ritardi e rincari in quanto il Qatar ha sospeso l’invio delle gasiere nel Mar Rosso. L’infrastruttura al largo di Rovigo è destinata a risentirne e se la crisi dovesse continuare sarebbe compromessa la disponibilità di Gnl. La piattaforma adriatica – ricorda il presidente di Federmanager Fvg – garantisce il 12% del fabbisogno nazionale di metano».
Secondo Damele, in questa fase occorre ancora reagire alle difficoltà della Germania che è uno dei nostri principali mercati. Nel frattempo occorre continuare ad aprire la strada a nuovi mercati, dai Balcani allo stesso Medio Oriente sino al Sud Est asiatico e all’America Latina e al Nord Africa.