TRIESTE – Dopo un mese e mezzo dai primi annunci, il ministro Urso rilancia i porti di Trieste e Venezia come hub per l’Ucraina. Da Trieste il presidente dell’Authority D’Agostino conferma la disponibilità: «Siamo pronti. Abbiamo già iniziato».
«Stiamo lavorando per realizzare anche quei corridoi logistici, ferroviari e infrastrutturali che servono per esportare grano e cereali ucraini e per consentire loro di avere le nostre merci che servono alla ricostruzione». Così il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nei giorni scorsi a Roma alla Conferenza bilaterale per la ricostruzione dell’Ucraina. Con i porti ucraini occupati o bloccati, secondo Urso, l’Italia deve mettere a disposizione gli scali di Trieste e Venezia per creare quel corridoio infrastrutturale che all’Ucraina di esportare lungo le vie terresti.
Annunciata anche la firma di un accordo per assistere gli ucraini con il marchio “Made in Ucraine” e su come veicolare meglio i prodotti ucraini nel mondo attraverso le piattaforme digitali che l’Istituto per il commercio con l’estero Ice ha messo a disposizione.
Sull’argomento è intervenuto ieri a Trieste il presidente dell’Autorità di sistema portuale, Zeno D’Agostino, rispondendo alle domande dei media. «Noi siamo pronti. Ciò che ha dichiarato il ministro Urso è, in qualche modo, la formalizzazione, l’ufficializzazione di quello che il porto di Trieste ha fatto in silenzio da febbraio dell’anno scorso ad oggi. Una serie di treni che hanno aiutato il porto di Odessa a continuare ad operare».
Il riferimento è a quanto fatto nei mesi scorsi dalla Piattaforma logistica gestita da HHLA (base per il futuro Molo VIII), dove una ventina di treni, in arrivo e partenza da Trieste con origine o destinazione in Ucraina, hanno fatto viaggiare soprattutto prodotti alimentari (pochi cereali), legandoli al traffico marittimo (soprattutto sul porto di Costanza). Un modo per bypassare il Mar Nero, reso impraticabile lungo le rotte bloccate dalla guerra con la Russia.
«Chiaro che se ci sono altre situazioni, ci siamo. Anche con uno sviluppo a livello di territorio ucraino, in cui si può fare qualcosa e dove magari non è il porto il soggetto più coinvolto, ma può essere l’Interporto, perché lì chiaramente parliamo di sviluppo di piattaforme intermodali e logistiche dove il know how che abbiamo sviluppato in questi anni può essere molto utile» ha aggiunto D’Agostino.