TRIESTE – Le esigenze di investimento degli enti di gestione portuale europei ammontano a 80 miliardi di euro per i prossimi 10 anni, fino al 2034.
Lo ha determinato uno studio reso noto nei giorni scorsi da Espo, l’associazione che riunisce gli scali europei, presieduta da Zeno D’Agostino, ancora per un mese anche alla guida dell’Authority di Trieste.
Un secondo dato riguarda invece gli investimenti nella sostenibilità e nella transizione energetica, che stanno diventando la seconda categoria di impegno più importante per le autorità portuali.
La scorsa settimana, nell’ambito della sua conferenza annuale che si è svolta a Parigi, l’Organizzazione europea dei porti marittimi (Espo) ha lanciato i risultati della ricerca. Si tratta di un’analisi unica e completa della pipeline di investimenti e delle sfide dei porti europei. L’analisi riguarda il ruolo in evoluzione dei porti europei, le loro necessità di investimento e gli ostacoli che incontrano nel trasformare i progetti in realtà. Il documento è unico nel suo genere, in quanto si basa sull’analisi delle esigenze di investimento di 84 enti di gestione portuale, che riflettono la distribuzione geografica e la diversità funzionale dei porti europei.
“I porti in Europa stanno passando da hub multimodali nella catena di approvvigionamento che collega il mare all’entroterra, i porti si stanno trasformando in hub e facilitatori di energie sostenibili, cluster industriali ed economia circolare, oltre che in importanti pilastri di resilienza geopolitica e geoeconomica. Le nuove funzioni dei porti si aggiungono – e non si sostituiscono – ai loro ruoli tradizionali. Le linee di investimento dei porti europei riflettono questo ruolo mutevole e multidimensionale” sottolinea Espo in una nota.

Lo studio illustra come, accanto agli investimenti per lo sviluppo delle infrastrutture portuali di base e per mantenerle all’avanguardia, gli enti di gestione portuale impegnano sempre più risorse per assumersi responsabilità strategiche e sociali e per realizzare le ambizioni dell’Europa. Questo spesso implica progetti con un alto valore sociale, ma con ritorni sugli investimenti lenti, bassi e rischiosi. “Gli enti di gestione portuale europei sono pienamente impegnati, ma hanno bisogno del sostegno europeo per trasformare tutti gli obiettivi e le ambizioni in un successo. Questi risultati sottolineano la necessità di dotazioni portuali dedicate all’interno dei diversi strumenti di finanziamento dell’UE, in primo luogo attraverso il meccanismo per collegare l’Europa o uno strumento di finanziamento analogo. Alla luce dei risultati dello studio, l’ESPO invita i responsabili politici a riconoscere l’importanza strategica dei porti europei e a fornire un solido quadro di sostegno che affronti le sfide di investimento che devono affrontare” scrive ancora Espo.
«Questo studio aggiornato sugli investimenti portuali mostra chiaramente che il ruolo mutevole e più ampio dei porti oggi comporta nuove e più ampie responsabilità e necessità di investimento. Spesso ciò significa investimenti con un ritorno meno prevedibile sul capitale investito. Come dichiarato nel nostro memorandum per le elezioni europee, i porti sono pronti a impegnarsi e a far parte della soluzione. Per essere all’altezza dei compiti e delle responsabilità che vengono loro assegnati nel nuovo contesto geopolitico e geoeconomico, i porti hanno bisogno di sostegno» ha detto il Segretario generale di Espo, Isabelle Ryckbost.