TRIESTE – Sistema logistico regionale, extradoganalità territoriale del Porto Franco di Trieste e sviluppo economico del territorio. Il presidente della Camera di Commercio della Venezia Giulia, Antonio Paoletti, da poco rieletto alla guida dell’ente, è chiamato in causa su aspetti rilevanti del futuro economico della regione Friuli Venezia Giulia.

Cosa significa per la Camera commercio Venezia Giulia, e soprattutto per le categorie che rappresenta, l’integrazione del sistema logistico regionale portata aventi da Autorità portuale e Regione FVG?
«Siamo da sempre dentro la logistica regionale, con partecipazioni in Interporto Trieste e la partecipazione alla realizzazione di FreeEste (il comprensorio dove si insedierà BAT in regime di Porto Franco, ndr). Il mio apporto è stato primario in Interporto, non da semplice consigliere, ma anche per portare avanti i programmi di sviluppo. La Camera di commercio durante la mia presidenza ha sempre promosso la logistica regionale, ora collaboriamo con l’Autorità portuale. Abbiamo ceduto il porto di Monfalcone, che era gestito da noi, proprio per sviluppare un polo logistico, come sta già avvenendo. Detto questo, le ricadute di un sistema logistico regionale che funzioni e porti traffico, sia merci che passeggeri, genera un movimento economico, crea lavoro anche per artigianato, commercio e industria leggera. Aziende e società che lavorano in collegamento col porto saranno beneficiati dal nuovo sistema logistico».

In questi anni la Camera di Commercio (prima di Trieste e Gorizia, poi con la fusione Venezia Giulia), ha portato avanti anche “questioni” industriali e portuali…
«La Camera commercio ha guidato la fusione dei Consorzi industriali di Gorizia e Monfalcone e oggi sta spingendo per l’unione tra Coselag (consorzio industriale di Trieste, ndr) e Coseveg (consorzio tra industrie Gorizia e Monfalcone, ndr). Così verrebbe creato un grande retroporto. Penso anche ad altre questioni come l’assenza di traghetti passeggeri nel nostro territorio. Le linee dell’Anek potrebbero invece tornare a Trieste e andare al Porto Vecchio».

La Camera di Commercio Venezia Giulia promuove anche la Zona economica semplificata, ma non c’è il rischio che porti confusione in merito alle prerogative del Porto Franco internazionale di Trieste?
«Sono due cose ben distinte. Una cosa è il porto di Trieste con le sue prerogative, altra cosa è la Zls, o la Zona logistica rafforzata, che va proprio ad integrare il regime di Porto Franco il quale, tra l’altro, non può essere esportato a Monfalcone. Così si potrà usare questo nuovo strumento che deve avere un porto come riferimento. Abbiamo fatto uno studio per mettere a sistema Monfalcone, Aussa Corno e Cervignano per una burocrazia ridotta e la riduzione dei costi della fiscalità per sette anni. Una specie di start up per nuove aziende».

La Camera di commercio Venezia Giulia continua a voler essere protagonista nella promozione del sistema economico del territorio. Proprio per questo è appena stata presentata iniziativa che ha l’obiettivo di tenere i contatti tra imprese internazionali e quelle regionali, anche nei settori della logistica, degli agenti marittimi e degli spedizionieri. Con l’utilizzo di nuove tecnologie integrate all’attività tradizionale, è stata creata una piattaforma per far incontrare domanda e offerta. Si tratta di una mappa interattiva per i poli logistici regionali e i collegamenti stradali e ferroviari. L’idea, che prenderà il via entro sei mesi, è quella di evitare promozioni spot, puntando su un’azione continuativa.

Ma l’attualità racconta anche di un problema per la questione dell’extradoganalità del Porto di Trieste, appena bocciata, o quantomeno rinviata, dalla Commissione europea. Quale è la posizione di Camera di Commercio sulla recente questione dell’extradoganalità del Porto Franco di Trieste?
«Tutto parte da uno studio fatto proprio dalla Camera di commercio sulle zone franche internazionali, rispetto al Porto Franco di Trieste. L’argomento era su cosa si poteva fare a Trieste rispetto agli altri porti. Lo strumento andava adeguato con alcuni passaggi, ma attualmente il risultato è che non si può fare niente. Già 10-15 anni fa parlavo a livello europeo dei vantaggi del Porto Franco per la lavorazione merci, anche lanciando l’idea dell’apertura dei container e della trasformazione del contenuto per poi spedirlo a destinazione. Montaggio automobili, biciclette, l’assemblaggio di camicie. Grandi idee che non abbiamo realizzato, ma che imprenditori sloveni e croati stanno facendo a Sesana».

Quest’ultimo riferimento è al Log Center Adria in fase di costruzione a Sesana, dove container provenienti dai porti di Trieste e Capodistria verranno aperti e svuotati per manipolarne il contenuto. Dunque una posizione netta e dura, quella del presidente Paoletti, sulle effettive opportunità offerte nell’ambito della manipolazione delle merci dal Porto Franco Internazionale di Trieste. Un argomento di discussione per il webinar di domani sera, organizzato dal Propeller Club di Trieste.