TRIESTE – Sarà di circa 500 milioni di euro l’investimento che BAT Italia spa sta per affrontare a Trieste, in partnership con Interporto di Trieste spa e Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale. Circa 600, invece, sono i posti di lavoro stimati dall’azienda, che si insedierà nell’area FREEeste, la nuova zona franca di Bagnoli della Rosandra. L’accordo è stato presentato oggi, come anticipato qualche ora fa su queste pagine, in occasione dell’evento “A Better Tomorrow Innovation Hub. BAT presenta il progetto di investimento nel Paese” al centro conferenze del Molo IV di Trieste.
L’hub prevede 12 linee di produzione (su un’area di 20mila metri quadrati) per il mercato italiano e l’esportazione di sigarette elettroniche, prodotti a tabacco riscaldato e altro, mentre saranno sviluppati prodotti per la terapia sostitutiva della nicotina. Quindi produzione, ma anche ricerca di alto livello.
Perché proprio a Trieste? A questa domanda ha risposto oggi Roberta Palazzetti, presidente e amministratore delegato di BAT Italia, indicando nella posizione geografica, nelle infrastrutture a disposizione e nella vicinanza con prestigiosi istituti di ricerca le ragioni della scelta. I lavori per la realizzazione della struttura inizieranno a metà novembre, con il completamento del primo modulo e la sua attivazione previsti a maggio 2022. BAT Italia stima che potrebbero essere addirittura 2100 i posti di lavoro dell’indotto, sia a livello locale che nazionale.
«BAT è il primo grande operatore che dà un premio a ciò che abbiamo fatto in questi anni» ha detto il presidente dell’Authority di Trieste, Zeno D’Agostino, ribadendo un concetto a lui caro: «Il futuro del Porto non è il Porto».
Sulla stessa linea il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: «Vogliamo essere piattaforma logistica per il Centro, Est e Sud Europa col nostro sistema degli interporti, ma anche gli interporti di Austria e Ungheria devono esser parte di questo sistema».
La linea seguita negli ultimi due anni da Regione e Autorità portuale ha come obiettivo proprio l’integrazione delle infrastrutture regionali con gli scali del territorio, in modo da confermare il Friuli Venezia Giulia e il Porto di Trieste come hub per il traffico merci – sia in import che in export – tra Europa centrorientale e Far East.
Oggi, durante la presentazione del progetto, non sono stati forniti dettagli circa i vantaggi che BAT Italia intende sfruttare per la presenza del regime di Porto Franco, mentre è appena stata avviata la procedura che intende portare il Porto Franco internazionale di Trieste fra i territori extradoganali.
«Resta da chiarire la questione di poter fare trasformazioni industriali in regime di extradoganalità. Su questo c’è il mio impegno» ha detto Stefano Patuanelli, ministro per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, intervenuto da remoto.
Il ministro allo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, che ha chiuso gli interventi, ha sottolineato come «… il sistema virtuoso tra Authority, istituzioni e imprenditori fa di quest’area un area ideale dove investire», con la «fondamentale la presenza di un sistema formativo e universitario».
A Paolo Privileggio, presidente e amministratore delegato di Interporto di Trieste spa il compito di portare avanti un discorso che sembra solo all’inizio. «Questo è il primo insediamento industriale nell’area di Punto Franco. Interporto Trieste fornirà i servizi logistici per la produzione – ha detto Privileggio – ma si sta già lavorando a sviluppi della collaborazione con BAT». La società guidata da Privileggio, che vede tra i soci Friulia (Finanziaria della Regione FVG), Autorità portuale e duisport, ha il compito di sviluppare la “piattaforma logistica” regionale, da oggi contando anche sull’attrattività che BAT potrà generare verso nuovi investitori.