TRIESTE – Dopo la decisione della Commissione UE di non riconoscere l’extradoganalità del Porto Franco internazionale di Trieste, operatori e istituzioni stanno studiando una strategia per evitare danni al regime speciale, mai completamente applicato.
Di questo si parlerà al Propeller Club di Trieste lunedì sera, con un webinar al quale dovrebbero partecipare (alcuni relatori sono in attesa di conferma) in forze sia le istituzioni che gli operatori. E’ prevista infatti la presenza via web di Zeno D’Agostino (presidente AdSP MAO), Roberto Dipiazza (sindaco di Trieste), Massimiliano Fedriga (presidente Regione Friuli Venezia Giulia), Antonio Paoletti (presidente CCIAA Venezia Giulia), Stefano Patuanelli (ministro Politiche Agricole), Francesco Russo (vicepresidente Consiglio regionale FVG), Sandra Savino (Deputata della Repubblica) e Stefano Visintin (presidente Confetra FVG). Oltre a quella del presidente Propeller Fabrizio Zerbini, anche presidente di Trieste Marine Terminal e rappresentante dei terminalisti dello scalo.
Il Porto Franco di Trieste è soggetto ad una complessa disciplina principalmente imperniata sul Trattato di Pace del 1947 ed al Memorandum di Londra del 1954, il cui tratto saliente consiste proprio nella sua extradoganalità.
In occasione dell’adozione del regolamento (CEE) n. 2504/88, relativo alle zone franche e ai depositi franchi (trasfuso nel Codice doganale comunitario), su richiesta del Governo il Porto Franco di Trieste era stato indicato tra i territori esclusi. Ma in occasione della stesura del Codice Doganale Comunitario la richiesta non era stata reiterata. Tra le problematiche scaturite da tale mancata esclusione, quella avvertita in maniera più marcata concerne la lavorazione industriale delle merci. Un tipo di sviluppo economico sul quale l’Autorità portuale si è spesa e si sta spendendo in maniera importante.
Lo scorso 7 Settembre il Senato (con risoluzione unanime della XV Commissione permanente) ha chiesto alla Commissione Europea di attivare la procedura legislativa europea per l’esclusione dei punti franchi del Porto di Trieste dal territorio doganale dell’Unione europea. La Commissione Europea ha risposto di non poterlo fare se non su eventuale richiesta da parte del Governo centrale.
Da qui tutta una serie di interventi sui media susseguitisi in questi giorni per affrontare una questione spinosa e ancora irrisolta.
Trattandosi di una situazione che riguarda il Porto e l’economia della città, il Propeller ha così deciso di organizzare un primo confronto tra i principali artefici delle scelte istituzionali, associative e politiche coinvolte.