TRIESTE – L’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico orientale si prepara a diventare produttore di energia. E per raggiungere il risultato verrà creata una società ad hoc.
Ad annunciarlo, nei giorni scorsi durante un incontro organizzato da Gedi- Gruppo editoriale, Zeno D’Agostino, presidente della stessa Authority, che prevede tra le fonti anche il GNL con un impianto che potrebbe trovare posto in un’area industriale dismessa a pochi passi dalla costa.
Com’è noto, sono già a disposizione dei porti di Trieste e Monfalcone (ma anche di Porto Nogaro), circa 50 milioni del Fondo complementare dedicati all’elettrificazione delle banchine. E questo comporterà un aumento della domanda energetica che potrebbe raddoppiare rispetto a ciò che richiede oggi la città di Trieste. Il tema è già sul tavolo per la discussione con produttori e distributori, locali e nazionali, di energia.
«Se andiamo a vedere cosa fanno i grandi porti in tutto il mondo, la produzione di energia è sempre stata un elemento quasi core e da questo punto di vista noi ci stiamo posizionando» ha annunciato D’Agostino. Il presidente sta pensando anche al mare come fonte di energia green e carbon, non certo per l’intero fabbisogno, ma per una parte. «Su questo ci daremo da fare e probabilmente creeremo una nuova società» ha concluso D’Agostino.
La questione in realtà non è nuova nelle strategie dell’Authority, che a fine 2021 le ha dedicato un capitolo nell’approvazione del Piano operativo triennale. “… considerati i diversi vincoli e le procedure che sarà verosimilmente necessario affrontare per il rinforzo delle infrastrutture della trasmissione e della distribuzione elettrica nell’area, possono essere tenute in considerazione, soprattutto per il settore crociere, anche ulteriori soluzioni di cold ironing basate su una generazione localizzata di energia elettrica” si legge nel documento. Le ipotesi fanno riferimento a sistemi di generazione elettrica basati su centrali locali a gas alimentate dalla rete, anche sistemi di micro-generazione mobili (installati su bettoline per distribuire elettricità prodotta a bordo per mezzo di GNL). In prospettiva, anche sistemi di celle a combustibile potrebbero essere localizzati in modo più flessibile e indipendente per le necessità del cold ironing.
Ma la novità consiste nell’ipotesi di integrare cold ironing e impianti locali di generazione a Gas Naturale Liquefatto (GNL/LNG). Non si tratta però di una riproposizione del vecchio tema del rigassificatore. Dopo che per lungo tempo il Porto di Trieste è stato teatro di una possibile operazione privata per la realizzazione di questo tipo di impianto, oggi l’ipotesi pare definitivamente tramontata “… anche dopo le decise prese di posizione, fra le altre, dell’Autorità di Sistema, è già scartata da tempo ogni possibilità che siano realizzati impianti GNL di dimensioni rilevanti e tali da creare rischi per il territorio o di interruzione di attività marittime” specifica il Piano operativo triennale.
La proposta in esame, invece, riguarda un hub di rifornimento di piccola o media dimensione (senza rigassificazione), per promuovere l’uso del GNL come combustibile marittimo per le navi che toccano il porto, per il supporto a altre attività logistiche nell’area (alimentazione di mezzi di movimentazione, mezzi dell’autotrasporto) e, infine, per l’eventuale sviluppo di un punto di “logistica distributiva” (magari via treno) del GNL verso mercati del retroterra.
Per quel che riguarda i rifornimenti navali, nel Porto di Trieste l’obiettivo potenzialmente più interessante per i rifornimenti di GNL è attualmente il segmento dei RO-RO (con modalità operativa basata sul modello “navetta”), ma anche il segmento crociere risulta interessante. La progettazione su fondi europei dell’Autorità di Sistema Portuale nel corso degli ultimi anni ha lavorato su iniziative in cui sono state sviluppate ricerche specifiche in materia. Le ipotesi riguardavano non solo infrastrutture logistiche per il GNL ma anche impianti di produzione di cosiddetto bio-GNL, ottenibile essenzialmente da biomasse locali e in parte rifiuti urbani.
La localizzazione in ambito portuale riguarda l’area “ex Esso” (ricompresa nella zonizzazione del PRP alla voce Polo Energetico). Una produzione che avrebbe come possibili mercati, oltre che il rifornimento delle navi (a Trieste si stima il 20-30%), l’alimentazione di mezzi di trasporto, l’eventuale immissione in gasdotto (che transita in posizione favorevole nell’area) o, se le infrastrutture lo rendessero praticabile, l’inoltro nel retroterra su carri ferroviari.
Nel progetto per il bio-GNL nel Porto di Trieste è stato coinvolto il sistema dell’agricoltura regionale (produttori di biomasse), oltre che i principali attori aventi ruoli nella gestione delle centrali di smaltimento dei rifiuti (che contribuiscono alla produzione, vicino alle biomasse agricole), nonché il gestore della rete gas, che potrebbe ricevere l’eccesso di produzione dopo la distribuzione locale (porto, mezzi di trasporto, ecc.). “In ogni caso, rimane ancora da verificare – si legge ancora nel Piano operativo triennale – la questione di quanto il sistema di alimentazione (biomasse, rifiuti solidi, ecc.) possa garantire una situazione di produzione continua e conveniente del biogas”.