TRIESTE – I rincari causati da crisi energetica e inflazione potrebbero rallentare alcune delle grandi opere previste ai porti di Trieste e Monfalcone: ad iniziare da quelle per l’elettrificazione delle banchine.Su questo punto, dopo le preoccupazioni dei mesi scorsi, il Governo è già corso ai ripari istituendo un nuovo Fondo e il presidente dell’Authority, Zeno D’Agostino, si dice fiducioso.
Anche all’Autorità portuale di Trieste si guarda con attenzione all’aumento dei costi di materie prime ed energia, che sicuramente avranno ripercussioni sull’esecuzione di quei progetti che prevedono uno stanziamento complessivo di 416,5 milioni di euro dal Fondo complementare al Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza). Già nei mesi scorsi il presidente D’Agostino aveva rassicurato in merito alla questione, ma dalle prossime settimane le necessità si faranno più stringenti, perché alcuni interventi hanno concluso la fase di progettazione e si avviano ai bandi per l’esecuzione dei lavori. È il caso dei lavori per l’elettrificazione della banchine ai porti di Trieste e Monfalcone.
«Ci saranno degli aumenti importanti dei costi che stiamo già discutendo con Roma, che è già corsa ai ripari con un fondo per finanziare gli aumenti dell’inflazione sulle varie opere finanziate dal Pnrr. Noi siamo uno dei 10 grandi progetti importanti a livello nazionale, dovremo sicuramente utilizzare quei fondi – ha spiegato il presidente D’Agostino nei giorni scorsi, a margine di un evento pubblico – perché già i primi progetti che stanno arrivando a concretizzazione, che sono quelli sul cold ironing, vedono un aumento medio del 15-20% dei costi».
Un decreto-legge del 17 maggio ha infatti istituito il “Fondo per l’avvio di opere indifferibili” con una dotazione complessiva, in prima istanza, di 7,5 miliardi di euro. Il provvedimento serve proprio a fronteggiare i maggiori costi derivanti dall’aggiornamento dei prezzari utilizzati nelle procedure di affidamento di opere pubbliche finanziate, in tutto o in parte, con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, nonché di quelle relative alle altre categorie di interventi, come il Fondo complementare per i porti.
Le opere in previsione a Trieste fanno parte di un unico pacchetto e sono tutte prioritarie quindi, ma il condizionale resta d’obbligo, non dovrebbero esserci problemi per le integrazioni.
«Stiamo parlando di cose su cui lo Stato ha le idee chiare e le avrà anche, penso, col prossimo governo. Si tratta di progetti già finanziati con un altissimo mix tra interessi pubblici e privati. Rinunciarvi – ha sottolineato D’Agostino – vorrebbe dire andare contro a una visione ormai importantissima a livello globale».
Al momento, gli altri interventi previsti e finanziati dal Fondo complementare al Pnrr sono ancora in attesa di progettazione. Non si trattava infatti di opere delle quali si discuteva da tempo, ma di interventi che sono stati messi in campo negli ultimi anni e e traguardano lontano, per la trasformazione e lo sviluppo del porto di Trieste e del territorio annesso.