TRIESTE – Non ha avuto ripercussioni serie – al di là di qualche fila di Tir in ingresso – lo sciopero delle Dogane che ha interessato oggi il porto di Trieste.
Gli addetti ai controlli di sicurezza, lotta al contrabbando e alle merci contraffatte protestano per la lenta e costante diminuzione del personale, contrapposta ad una crescita importante del traffico portuale. In uno scalo dove oltre l’80% delle merci arriva dall’estero, la pianta organica è stata progressivamente ridotta: da 180 unità si è passati a 160, mentre oggi gli addetti sono meno di cento.
Grazie all’imponente opera di digitalizzazione dei processi messa in atto negli ultimi anni dall’Autorità portuale – proprio in collaborazione con Agenzia delle Dogane e Guardi di finanza – oggi i servizi hanno potuto proseguire grazie al lavoro degli spedizionieri.
Ma il problema resta ed è sul tavolo della discussione già da qualche tempo. Non aiuta il ruolo di Direttore infraregionale che ha un incarico, ad interim, anche come direttore al porto di Trieste. Un’impresa improba.
«È impossibile, nonostante gli sforzi sulla digitalizzazione, che un organico delle Dogane inferiore possa far fronte a una volume di traffico maggiore e quindi con un carico di lavoro sempre in crescita» commenta Stefano Visintin, a capo dell’associazione che riunisce gli spedizionieri regionali.
Il tanto ricercato aumento di traffico allo scalo del Friuli Venezia Giulia (basti pensare che dal 2016 i container hanno registrato almeno un +35% e i treni un +22%) ha fatto sentire l’esigenza di un incremento del personale delle Dogane, anche in considerazione dell’entrata in funzione del nuovo terminal gestito da HHLA-PLT ITALY con i servizi marittimi Ro-Ro e dell’attività dell’Interporto di Trieste con le sue tre sedi (Fernetti, Bagnoli della Rosandra-FreEste e Cervignano del Friuli)
Oltre alle succitate funzioni di controllo, il porto di Trieste deve infatti presidiare i Punti franchi sia portuali che retroportuali, per garantire vigilanza e tracciabilità delle merci nelle aree extradoganali.
Sul tema si registra oggi anche un’interrogazione parlamentare da parte di Debora Serrachiani (deputata PD ed ex presidente della Regione FVG) al ministro dell’Economia e Finanze, Giancarlo Giorgetti.
«Al Ministro Giorgetti che è sicuramente a conoscenza della grave situazione di sottorganico nazionale e delle singole criticità locali, chiediamo di riportare l’Agenzia delle Dogane alla piena e necessaria operatività, promuovendo un programma strutturale di rafforzamento del personale e superando le difficoltà assunzionali che si sono manifestate in occasione dell’ultimo concorso» ha detto Serracchiani.
Secondo la deputata, questa carenza di organico si trascina da anni e sta facendo sentire sempre di più effetti negativi sul tessuto produttivo di tutto il Paese con particolari contraccolpi sui settori del sistema logistico e dei trasporti. «In sofferenza sono porti, interporti, hub crocieristici, specialmente quelli che vedono volumi in crescita, ed è assurdo penalizzare chi cresce, come il porto di Trieste» ha precisato la parlamentare.