TRIESTE – Proclamato lo sciopero, oggi allo stabilimento di Trieste di Wärtsilä, dopo l’annuncio del taglio di produzione dei motori.
Mentre i lavoratori erano già riuniti nel piazzale antistante la fabbrica a Bagnoli della Rosandra, sono arrivate le diverse prese si posizione di istituzioni e sindacati, tutte di condanna per il comportamento del Gruppo finlandese.
Nel frattempo si stanno rincorrendo le voci sull’effettiva portata del problema che sembra però preludere, più che ad una trattativa tra parti sociali e azienda, ad una dismissione completa della struttura triestina. Nonostante Wärtsilä abbia assicurato il mantenimento di alcune strutture, i sindacati già parlano di trasferimento dei pochi uffici in una nuova sede in Porto Vecchio a Trieste.
“Stamattina in maniera molto formale hanno annunciato quello che temevamo da mesi: la chiusura totale dello stabilimento di Trieste e precisamente: produzione chiusa completamente con 450 esuberi, tutto il rimanente sbattuto in qualche ufficio in città/Porto vecchio” recita un volantino firmato congiuntamente dalle tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil.
Luca Trevisan, segretario nazionale Fiom-Cgil, ha definito inaccettabile la decisione della multinazionale di chiudere tutta la produzione a Trieste e delocalizzarla in Finalndia, con la dichiarazione di 451 esuberi su 973 lavoratori. «Governo e la Regione Friuli Venezia Giulia convochino subito una tavolo istituzionale con le organizzazioni sindacali e la Rsu per intervenire direttamente sulla multinazionale Wärtsilä e fermare i licenziamenti e l’annunciata distruzione di un patrimonio industriale» ha detto Trevisan.
«Apprendiamo con sdegno e incredulità la notizia della chiusura della parte produttiva di Wärtsilä nello stabilimento di Bagnoli della Rosandra a Trieste. Quello messo in atto è un comportamento e una scelta che riteniamo inaccettabile nei metodi e nei modi e che ci lascia senza parole anche e soprattutto perché da più di un anno a questa parte non solo la Regione Friuli Venezia Giulia ma anche il Governo nazionale avevano ricevuto ampie rassicurazioni sia dai vertici dell’azienda sia anche dalle istituzioni diplomatiche e governative finlandesi. Chiediamo sin da subito che venga ritirata l’annunciata delocalizzione con la procedura avviata oggi, così come di non dare seguito agli esuberi». È questa la reazione del presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, di fronte alla decisione di chiudere la linea produttiva. «In particolare l’azienda, che addirittura ha fatto richiesta dei fondi Pnrr del Governo e che, a inizio di questa legislatura, aveva ricevuto un contributo dell’amministrazione regionale per lo sviluppo dell’opificio digitale – spiega Fedriga – aveva più volte non solo ribadito la volontà di mantenere la produzione ma, perfino, di implementare lo sviluppo del sito di Trieste. A fronte di queste iniziali promesse e vista invece l’attuale inaccettabile decisione, riteniamo di avere a che fare con chi racconta menzogne». Fedriga, inoltre, ha auspicato che se Wärtsilä dovesse ostinarsi a perseguire questa strada «… l’intero comparto produttivo italiano chiuda con essa ogni tipo di rapporto».
Parla di “tradimento” la sezione locale della Cgil. “La comunicazione via PEC avvenuta questa mattina da parte dei vertici Wärstila della chiusura della produzione a Trieste nasconde una grande bugia. Dietro l’inaccettabile dichiarazione di esubero si cela infatti la chiusura totale dello storico stabilimento triestino” recita una nota del sindacato. Sempre secondo la stessa organizzazione sindacale, risulterebbe evidente, senza produzione industriale, l’inconsistenza di una proposta meramente improntata su manutenzione e servizi. “Dopo anni di finanziamenti pubblici la Wärtsilä tradisce Trieste e tradisce l’Italia. Sul versante occupazionale – prosegue la nota – sono a rischio immediato 450 addetti, oltre ai 400 posti di lavoro dell’indotto. La forza lavoro tra diretti e indiretti attualmente occupa 1500 persone”.
Dura anche la presa di posizione del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. «Siamo sorpresi e molto irritati per la decisione ingiustificata e scorretta di Wärtsilä che improvvisamente ha comunicato la chiusura della linea produttiva a Trieste. Mi sono confrontato questa mattina con il ministro finlandese Ville Skinnari, anche lui all’oscuro di tutto. Ho già disposto l’immediata convocazione dei vertici della società per spiegazioni sul loro comportamento anche alla luce del fatto che la società finlandese aveva avviato proprio con il Mise una negoziazione per chiudere un accordo di innovazione». Il ministro Giorgetti ha poi ricordato che già due mesi fa aveva convocato i vertici di Wärtsilä (assieme al governatore
Massimiliano Fedriga) per monitorare la situazione. «Sempre secondo il ministro, in quella come in altre occasioni, l’azienda finlandese ha sempre smentito qualunque dismissione, assicurando un rinnovato interesse anche alla luce degli strumenti che il Mise aveva messo a disposizione.
Significativo anche il commento di Antonio Paoletti, presidente della Camera di commercio Venezia Giulia, che chiama in causa il recente intervento pubblico locale, con l’acquisto di terreni e magazzini da Wärtsilä. Nel 2017, infatti, Wärtsilä Italia cedette all’Interporto di Fernetti un lotto di terreno circa 26 ettari per un’operazione costata circa 20 milioni di euro a Friulia (finanziaria della Regione), Autorità portuale di Trieste e Camera di Commercio. «Era nell’aria ma pensavamo che con l’operazione acquisto terreni avessimo dimostrato l’interesse della città a far sì che Wärtsilä rimanesse in attività, anche parziale. Lasciano perplessi – ha detto Paoletti – metodo e modo che un’azienda, che tanto ha avuto dal territorio, utilizza per andarsene».