MONFALCONE – Il porto di Monfalcone sta per accogliere 300mila tonnellate di bramme d’acciaio, per un totale complessivo – da inizio aprile a giugno – di 420mila tonnellate: traffico alternativo dopo lo stop per la guerra in Ucraina.
Le bramme d’acciaio costituiscono un grande “serbatoio” di merce per il porto di Monfalcone, che sta però subendo le conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina e in particolare il blocco del porto di Mariupol. Da qui la scelta da parte delle aziende siderurgiche di San Giorgio di Nogaro e dei partner commerciali di trovare altre direttrici.
«Le bramme che prima arrivavano da Mariupol con una settimana di navigazione, adesso stanno per raggiungere Monfalcone con navi da più di 10 metri di pescaggio e con carichi di circa 42mila tonnellate» spiega GianCarlo Russo, AD di FHP holding portuale Monfalcone. «Operativamente è fondamentale portarle in banchina all’arrivo e impiegare più maestranze contemporaneamente. I noli sono doppi – continua Russo – e le navi non possono permettersi di restare in rada. Siamo in attesa di 300mila tonnellate di bramme dal Far East e anche qualcosa dal Brasile fino a giugno».
Il manager si riferisce a due questioni in particolare: la profondità in banchina per lo scalo oggi controllato dall’Authority di Trieste e la convivenza fra traffico commerciale e crociere, alla prova del nove entro un mese con l’arrivo delle navi MSC.
«Ulteriori rilievi batimetrici sono stati eseguiti con la banchina libera da navi. Ormai siamo agli sgoccioli e poi si potranno ormeggiare in banchina due o tre navi grandi contemporaneamente – spiega ancora Russo – . Ora è necessario più che mai un coordinamento tra tutti gli attori del porto, per far sì che arrivi a Porto Nogaro l’acciaio necessario ad evitare altra cassa integrazione da parte degli stabilimenti siderurgici e delle maestranze portuali».
Per quanto riguarda le crociere, invece, l’Autorità portuale di Trieste ha già pubblicato il bando per l’acquisto di due pontoni che consentiranno di ormeggiare le “grandi navi” alla banchina di Portorosega, senza interferire con il resto del traffico.
Al via anche la concessione demaniale marittima (fino al 30 novembre 2022) per un’area di 1.500 metri quadrati, dove Trieste Terminal Passeggeri erigerà una tensostruttura di 800 metri quadrati da destinare a Stazione Marittima, per il transito dei passeggeri e l’espletamento delle operazioni di imbarco e sbarco dalle navi da crociera,
«Per quanto riguarda i pontoni – commenta GianCarlo Russo – l’Authority ha messo online il bando e confido nelle rassicurazioni da parte della stessa Autorità Portuale e del sindaco di Monfalcone, che hanno garantito la soluzione delle problematiche presentantesi l’anno scorso. Anche la Capitaneria di porto di Monfalcone è molto impegnata nel risolvere la questione».
Ma la novità più fresca riguarda senz’altro l’approvazione della Variante localizzata al Piano regolatore del porto, che dovrebbe consentire l’escavo e quindi il vero rilancio dello scalo. Il tutto in tempi piuttosto contenuti.
«Con la Variante localizzata del Piano regolatore, il porto di Monfalcone continua con l’evoluzione di sviluppo per realizzare uno scalo importante in un’area geografica estremamente interessante, integrandosi sempre più nell’ottica del sistema portuale con il Porto di Trieste. Il sistema portuale – spiega Russo – diventa sempre più competitivo in Alto adriatico, dove l’offerta di servizi portuali e logistici si confronta con una concorrenza produttiva ed efficace dei competitors. Anche il Commissario per i dragaggi e l’inizio delle attività di escavo entro settembre, come annunciato dal sindaco di Monfalcone, consentiranno di incrementare l’offerta di servizi portuali, razionalizzando l’operatività del porto ed evitando di incorrere nelle problematiche commerciali vissute l’anno scorso. Potremo offrire al mercato ormeggi più profondi per ospitare vettori più pesanti e attività commerciali diverse, direttamente proporzionali a sviluppo, occupazione e Pil. Ora l’importante è passare dalla programmazione alla realizzazione nel rispetto dei cronoprogrammi, in modo che imprese e mercato possano centrare gli obiettivi».