TRIESTE – Un’importante agenzia marittima insediata al Porto di Trieste ha avvisato stamattina i propri dipendenti dell’obbligo di Green pass per accedere al posto di lavoro. La lettera è stata recapitata oggi dalla Samer & co. Shipping (azionista della Samer & Seaports Terminals) ma la data da tenere in considerazione è quella del 15 settembre, giorno in cui “… l’ingresso in azienda sarà consentito solo ai lavoratori muniti di green pass regolarmente rilasciato e certificato dal Ministero della Salute”. La ragione addotta si riferisce alla diffusione della variante Delta del Covid 19. Il provvedimento non riguarda lavoratori impegnati in banchina ma solo impiegati e addetti alle operazioni tipiche degli agenti marittimi.
La reazione dei sindacati non si è fatta attendere. Per la Fit Cisl Fvg – che invita l’autorità sanitaria a prendere una posizione chiara – l’obbligo vaccinale va deciso dal governo e non può essere pretesto per licenziare. “Respingiamo nei contenuti e nel metodo la comunicazione che un terminalista di Trieste ha inviato ai suoi dipendenti, con la quale impone il green pass per poter accedere ai locali aziendali”.
«Ci sembra – commenta il segretario generale della Fit Cisl Fvg, Antonio Pittelli – un comportamento assolutamente arbitrario, visto che il Governo non si è ancora espresso sull’obbligo di green pass come condizione per accedere ai luoghi di lavoro. Anche perché è in corso un tavolo con le parti sociali in merito, atto a garantire la salute e sicurezza dei lavoratori».
“Riteniamo che tale iniziativa non sia suffragata da alcuna legge o direttiva emanata dagli organi competenti, pertanto inaccettabile nei tempi e nella sostanza” scrivono a Cgil, Cisl e Uil di Trieste in un’altra nota. “Condanniamo pertanto tale iniziativa unilaterale confidando in un intervento dell’Autorità Portuale – sottolineano i sindacati – e diffidiamo, pertanto, l’Azienda a mettere in atto quanto descritto nella nota in oggetto”.
Più diretto il Clpt (Coordinamento lavoratori portuali Trieste) la sigla maggiormente rappresentata all’interno dello scalo del Friuli Venezia Giulia. “Sono impazziti” – si legge in un comunicato stampa “non esiste alcun obbligo di legge in tal senso e le aziende non possono inventarsi le leggi a loro piacimento. E non provino a dividere i lavoratori tra coloro che hanno il Green pass e coloro che non ce l’hanno. Chiediamo un intervento urgente dell’Autorità portuale per mettere le cose in chiaro con tutte le aziende”.
“L’obiettivo è evitare che il luogo di lavoro possa diventare un luogo di potenziale diffusione del contagio” spiega l’azienda nella lettera, precisando che nella decisione non c’è alcuna intenzione di “limitare le libertà individuali ma è mirata invece a tutelare le persone che lavorano in azienda, le quali – svolgendo le proprie attività in un luogo condiviso con altri – hanno il diritto di sentirsi sicure e di sapere che nessuno può immettere in quello spazio comune un rischio alto di contagio”. “In questo scenario – si conclude – la priorità dell’azienda resta la tutela della salute dei dipendenti e delle loro famiglie”.