TRIESTE – Illustrato oggi alla Commissione trasporti della Camera il progetto di riconversione Montefibre e Syndial a Porto Marghera.
Si tratta di un intervento del costo di 184,5 milioni di euro che si concluderà entro 5 anni e ha l’obiettivo di rendere il sistema portuale veneziano più efficiente, più interconnesso, più intermodale e più integrato con i corridoi europei della rete centrale TEN-T. Il tutto anche in relazione allo spostamento dell’attracco delle navi bianche da Venezia a Marghera. Lino Di Blasio, Commissario straordinario per la realizzazione del terminal container di Montesyndial nel porto di Venezia, ha illustrato oggi alla Commissione Trasporti della Camera il piano di riconversione delle aree industriali dismesse di Montefibre e Syndial a Porto Marghera. Il progetto prevede la realizzazione di un nuovo terminal per le attività di carico-scarico di navi container e l’escavo del canale antistante fino a 12 metri di pescaggio. «E’ in corso l’esecuzione di interventi propedeutici – demolizioni, opere idrauliche per la gestione delle acquee meteoriche – con un quadro economico di circa 10 milioni di euro a valere sui fondi dell’AdP MISE» ha spiegato il presidente dell’Auhtority.
Il terminal onshore di Montesyndial nasce come parte a terra del progetto più ampio denominato Piattaforma d’altura al Porto di Venezia e Terminal container dl Montesyndial – VOOPS, opera pianificata per consentire al Porto di Venezia di gestire navi contenitori con pescaggi superiori agli 11,50 metri. Il terminal deve essere reso operativo nel breve periodo in maniera autonoma e funzionale per rispondere a precise esigenze strategiche: recupero brownfield (90 ettari), sviluppo del traffico container, razionalizzazione dell’uso delle aree per lo sviluppo di nuove funzioni logistiche e servizi, incremento dell’intermodalità e miglioramento delle connessioni con l’hinterland.
Il terminial di Montesyndial – è stato detto – è al centro di tutto il sistema di miglioramento dell’accessibilità stradale e ferroviaria di ultimo miglio a supporto dello sviluppo della funzione logistica del porto di Venezia.
«Il progetto si svilupperà in una triplice fase (breve, medio e lungo periodo) e andrà a eliminare – ha riferito Di Blasio – le interferenze del traffico veicolare e ferroviario legato al porto rispetto alle altre funzioni urbane». L’intervento prevede l’infrastrutturazione e contestuale bonifica ambientale di un’area di circa 90 ettari tramite l’arretramento di 35 metri dell’attuale sponda del Canale Industriale Ovest al fine di ottenere una larghezza di circa 190 metri, la costruzione di 1.400 metri di nuova banchina per l’accosto di navi portacontainer fino a 8.500 Teu (Post Panamax) con vie di corsa per gru STS (Ship to Shore), la messa in sicurezza ambientale (MIS) del sito contaminato (aree ex Montefibre e AS-Syndial), piazzali di stoccaggio per la gestione dei container (pieni, refrigerati, vuoti e fuori sagoma), sottoservizi e impianti par la raccolta, trattamento e scarico delle acque meteoriche, impianti elettrici, di illuminazione, idrici e antincendio e infine il dragaggio del canale fino alla quota di -12,00 metri.
«Il Porto di Marghera – ha ricordato il presidente dell’Autorità portuale di Venezia – è un porto spiccatamente multipurpose sul quale si sono succedute varie pianificazioni e sul quale recentemente, con il Decreto 103, c’è stato il commissariamento della transizione delle crociere a Marghera; questo ha fatto si che nel porto venisse ulteriormente enfatizzata la necessità di trovare localizzazione a una serie di attività logistiche in ragione del fatto che quelle stesse aree, completamente assentite in concessione, devono anche essere dedicate a ospitare la crocieristica. E nel frattempo è diventato ulteriormente strategico avere a disposizione quest’area di 90 ettari di superficie che si affacciano sul Canale Ovest.
«E’ importante notare – ha rimarcato Di Blasio – come per effetto del Decreto 103 e anche per l’evoluzione del layout dei terminal, all’interno del porto di Venezia si stesse realizzando una rivoluzione tecnicamente intesa, cioè una sorta di rotazione delle funzioni del porto con la parte crocieristica, che pian piano migra verso quella commerciale consentendo alla parte commerciale di ruotare e andare a interessare una parte che ha una vocazione sia intermodale che containeristica».
Di Blasio ha sottolineato anche come «attraverso Montesyndial il porto lagunare abbia la possibilità di enfatizzare il suo link con i corridoi Baltico-Adriatico, mediterraneo e Scandinavo-Mediterraneo, alcuni dei quali interessati dalla possibilità di avere una piattaforma come Montesyndial e il fatto che collegamenti ferroviari abilitino maggiormente il collegamento con i suddetti corridoi».
L’opera è stata progettata nel tempo per avere la possibilità di gestire la navi contenitori con pescaggi superiori a 11,50 metri e permette il recupero di 90 ettari di sviluppo su complessivi 2.200 ettari (di cui 1147 operativi, 15 km di banchine, 101 accosti operativi, 40 km di rete stradale 65 di reti ferroviarie 27 terminal in area classificata come SIN).
Il costo totale dell’intervento (in tre stralci) è di 184.505.000 di euro, in base al progetto preliminare del 2018 e che quindi andrà adeguato al costo attuale delle materie prime. Si prevede un tempo necessario alla realizzazione delle opere di circa 5 anni. L’AdSPMAS ha investito, ad oggi, risorse proprie pari o 130 milioni euro per l’acquisto e il mantenimento dell’area (a partire dal 2010). A tale impegno finanziario si aggiungono costi di gestione annuali pari a 2 milioni di euro.
Questa la copertura finanziaria:
AdP MISE 51.405.000 euro
AdP MISE quota AdSPMAS 4.000.000 euro
Stanziamenti Leggi di Bilancio 92.950.000 euro
PNRR/Fondo complementare 35.150.000 euro
Risorse Authority 1 milione di euro