TRIESTE – È probabile che lo sversamento di carburante, avvenuto ieri pomeriggio al porto di Monfalcone, sia più grave di quanto si pensasse in un primo momento.
Il sindaco Anna Maria Cisint ha dovuto emettere un’ordinanza per vietare la balneazione dopo che una parte del gasolio ha raggiunto il litorale a Marina Julia, nei pressi dello scalo. Durante le operazioni di bunkeraggio per la Al Saad (192 metri di lunghezza, costruita nel 2010, 33.500 tonnellate di stazza lorda e battente bandiera delle Isole Marshall) una quantità non ancora definita di carburante è finita in mare nei pressi della banchina. Sul porto sono intervenuti, coordinati dalla Capitaneria di porto, la ditta specializzata Crismani Group e la Protezione civile, al lavoro durante la notte per contenere il danno. Un intervento che, a detta di alcuni, poteva essere eseguito con maggiore urgenza. «Il problema del porto di Monfalcone è che nessuno si prende la responsabilità. L’allarme è stato dato dai lavoratori sul posto, ma il sistema deve essere perfezionato, attualmente non siamo in grado di gestire l’emergenza. È già successo – spiega Saša Čulev, segretario della Filt Cgil – quando ci sono stati i roghi che hanno fatto alzare le polveri sottili. Nessuno si prendeva la responsabilità di mandare a casa i lavoratori».
Infastidito anche il sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint, secondo la quale «… non è possibile che accadano cose del genere. Andremo fino in fondo. Non è possibile che il combustibile abbia avuto tanto tempo per allargarsi a mare».