MONFALCONE – E’ stata sbarcata stamattina al porto di Monfalcone la gru mobile Liebherr-LHM 550, fino a ieri collocata sul Molo VII a Trieste.
Il mezzo meccanico, proprietà di Compagnia portuale di Monfalcone, era stato noleggiato a Trieste marine terminal quando le due società erano ancora parte dello stesso Gruppo TO Delta. Oggi CPM gravita nell’orbita F2i (il fondo nazionale di investimento) e più precisamente in FHP (F2i Holding Portuale) e ha già dato il via, assieme a MarterNeri (stesso proprietario) ad una serie di investimenti per il rilancio dello scalo isontino.
La gru in questione, della portata di 144 tonnellate, uno sbraccio di 54 metri e una velocità di sollevamento fino a 120 metri al minuto è gemella di quella già in banchina a disposizione di CPM. A Trieste era finita per supportare la breve esperienza di TMT nel traffico che MSC aveva provato a mettere in piedi dal Molo VII alla Turchia, con navi Ro-Ro.
Oggi torna a casa non solo per un utilizzo dedicato soprattutto allo sbarco e imbarco di bramme, prodotti siderurgici e cellulosa, ma anche per incrementare i project cargo, caratteristica del porto di Monfalcone.
I traffici commerciali dello scalo sono recentemente balzati agli onori della cronaca per il conflitto con le navi da crociera, ma anche per la volontà di FHP di investire pesantemente in uomini e mezzi. A margine delle polemiche anche quella sull’utilizzo dell’Articolo 17, chiamato in causa da una compagnia di navigazione per la presunta scarsa professionalità.
«Devo dire che l’Articolo 17 di Monfalcone – taglia corto Giancarlo Russo, executive director di FHP a Monfalcone – è uno dei più funzionali che ho visto in Italia. L’arrivo delle crociere ha creato uno tsunami ma ho molta fiducia in Zeno D’Agostino (presidente dell’Autorità del Mare Adriatico Orientale, ndr). Una soluzione verrà trovata».