TRIESTE – Interventi sulla rete ferroviaria del Friuli Venezia Giulia: ciò che si deve fare si farà, ma i tempi si dilatano e mancano ancora certezze sui finanziamenti.
È questo ciò che si evince dal nuovo Piano commerciale in edizione aggiornata di Rete ferroviaria italiana (RFI), che si sta occupando di rimodernare gli snodi essenziali utili – oltre che al traffico passeggeri – anche alla circolazione delle merci dei porti di Trieste e Monfalcone, sempre in crescita e con buone previsioni per i prossimi anni.
Slitta dal 2023 al 2025 la prima fase teconologica del potenziamento sulla tratta fra Venezia e Trieste. Si sposta in avanti di un anno anche il Piano Regolatore Generale e ACC (Apparato centrale computerizzato) a Trieste Campo Marzio: dal 2023 al 2024.
La Fase 1 del Nodo Udine verrà portata avanti nel 2025, mentre nel 2026 verrà concluso l’upgrading tecnologico sulla tratta Udine-Ronchi dei Legionari Nord. Bisognerà attendere il 2024 per il PRG di Villa Opicina e l’upgrading (prima Fase) tra Bivio Aurisina-Villa Opicina. Proprio in quest’ultima stazione, sempre nel 2024 verrà attivata una delle fasi ACC, ma non quella finale che avverrà nel 2025.
Slittamenti di non poco conto, ma che non dovrebbero sconvolgere un processo già ben avviato di progetti e interventi destinati a far viaggiare merci e passeggeri in modo decisamente più efficiente già dal prossimi quinquennio.
Uno dei motivi a causa dei ritardi, spiega RFI, è dovuto alla necessità di rispettare la più recente normativa di Asfisa (Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali). La conseguenza più diretta è stata quella dell’adeguamento di alcuni progetti, in particolare di quelli che riguardano le tecnologie, e nel Friuli Venezia Giulia sono soprattutto di questa tipologia. Altri ritardi saranno causati dall’aumento dei costi per le materie prime e inconvenienti che stanno impattando anche realtà pubbliche e private di diversi settori, mentre è scontato che sarà necessario reperire nuove risorse laddove gli adeguamenti richiedano spese maggiori.
Gli interventi previsti, come già evidenziato in altre occasioni, avranno importanti benefici sul porto di Trieste, che in questi mesi è tornato a correre, anche in funzione del traffico ferroviario. Dai dati di RFI, dall’Austria viaggia su ferro il 28% delle merci. Dal Brennero le origini/destinazioni sono 23, solo quattro di queste hanno un traffico superiore al 5% del totale. Dal valico di Tarvisio le origini/destinazioni sono 39, 4 con traffico superiore al 5%. Dalla Slovenia, invece, viaggia su ferro il 6% delle merci. La quasi totalità del traffico si sviluppa lungo i Corridoi Mediterraneo e Baltico-Adriatico. Da Villa Opicina le origini/destinazioni sono 33, da Nova Gorica (Slovenia) solo quattro.
A Trieste Campo Marzio, lo scalo ferroviario a servizio del porto, proseguono i lavori per dare vita a un fascio (arrivi/partenze) di 10 nuovi binari, di cui 4 di lunghezza pari a 750 metri, un nuovo apparato tecnologico, una revisione del collegamento con l’area portuale (rifacimento/realizzazione nuovi varchi).
Sono già stati attivati una serie di interventi, costituenti una fase propedeutica, che hanno aumentato le potenzialità dell’infrastruttura, come il collegamento diretto tra Servola e la linea di cintura (tunnel) e la linea Transalpina, che connette proprio Campo Marzio con Villa Opicina. Il piano di investimenti prevede 2 ulteriori fasi:
Fase 1 – Nuovo PRG di Campo Marzio, per rinnovare e potenziare completamente l’impianto di stazione merci oggi esistente: rifacimento complessivo del fascio arrivi e partenze con incremento del modulo fino a 750 m, rinnovo tecnologico con nuovo ACC per tutti gli impianti ferroviari afferenti al porto, nuova struttura delle aste delle Parenzane con una dismissione dei binari esistenti ed un rifacimento complessivo dei binari afferenti ai moli V, VI e VII.
Fase 2 – Realizzazione del nuovo Varco 5 per accesso diretto al Molo VII.