TRIESTE – A due giorni dall’assemblea che ha riunito a Venezia gli Agenti marittimi di tutta Italia, il presidente Alessandro Santi interviene sugli accadimenti di Trieste e di altri porti nazionali.
In particolare, Santi commenta così su Adriaports la composizione dei manifestanti contro il Green pass che, in special modo davanti al Varco 4 del Porto di Trieste, erano composti in maggioranza da persone venute da fuori città e slegate dalle tematiche portuali.
«Mi sembrava strano che gli stessi lavoratori dei porti che avevano garantito il funzionamento della catena logistica in piena epidemia potessero aver cambiato pelle. Penso di conoscere il lavoro portuale. Mi fa piacere pensare che il fronte del porto non voglia bloccare il porto. La dialettica va bene, ma non il blocco» dice Santi.
Cosa attendersi ora, a poche ore dall’intervento di forza per sbloccare la situazione?
«Mi aspetto senso di responsabilità. Credo che abbiano capito che per andare sul giornale devi bloccare la catena logistica. Ora finalmente si parla dell’importanza di questa catena. Male, ma se ne parla» risponde il presidente di Federagenti.
Critico Santi, sulla gestione che il Governo centrale ha avuto nelle settimane precedenti l’entrata in vigore dell’obbligo del Green pass per poter accedere al posto di lavoro. Quindi si poteva far meglio?
«Certo. Molte di queste cose potevano essere evitate. Non le proteste dei “no tutto”, ma le questioni dei trasportatori così come quelle degli armatori, tanto per fare un esempio, potevano essere trattate sentendo le categorie» risponde ancora Santi.
Nella due giorni dell’assemblea di Federagenti a Venezia, in maniera quasi provocatoria, era stato chiesto al governo un “Gabinetto di guerra in tempo di pace” su portualità e logistica. In particolare, si chiedeva di intervenire su quattro punti che gli Agenti marittimi ritengono fondamentali per lo sviluppo del settore: una visione sul mare nella sua interezza, l’accessibilità nautica e terrestre per i porti, la transizione ecologica e, ultimo ma sempre attualissimo, il tema dello snellimento delle procedure burocratiche,
Resta ancora attuale la richiesta di un Ministero del mare o si tratta di una proposta ormai superata?
«Noi oggi parliamo con otto ministeri diversi. Forse un Ministero del mare, però, potrebbe essere limitante, perché il sistema coinvolge altri settori che non sono propriamente il mare. Ma non è tanto il nome che gli si vuole dare, quanto capire il potere di questa scatola. Oggi – conclude il presidente di Federagenti – servono poteri non convenzionali per intervenire su questioni diverse. Dobbiamo rimetterci a fare strategia sul mare».