VENEZIA – Lo scalo di Venezia questa mattina è stato messo in scacco dagli operatori della Nuova Compagnia lavoratori portuali, che hanno deciso di incrociare le braccia.
Motivo dello sciopero il mancato sblocco della vertenza sindacale sul rinnovo del contratto collettivo nazionale, ma anche la richiesta di maggiori garanzie sul posto di lavoro. I dipendenti chiedono – a livello nazionale – un adeguamento dei compensi, ma nel caso specifico sul piatto balla pure la «creazione di un sistema di controllo tra colleghi, tra l’altro non supportato da alcun provvedimento organizzativo idoneo a delimitarne il perimetro di applicazione» e i paletti posti attorno alla gestione delle visite mediche.
Temi su cui l’Autorità portuale del Mar Adriatico Settentrionale – Porti di Venezia e Chioggia dovrà fare i conti, visto che il picchetto degli operatori si è fermato proprio davanti all’ingresso della sede di San Basilio.
In mattinata i rappresentanti delle sigle Cgil, Cisl e Uil hanno divulgato una nota in cui si leggeva: “I lavoratori, considerata lo stato della vertenza ferma da oltre 2 anni riguardo la pubblicazione del Bandi di gara degli artt. 17/84, la determinazione di una tariffa congrua che garantisca in ottemperanza delle linee guida definite congiuntamente tra tutti i soggetti del cluster portuale di Venezia del luglio 2023, la clausola sociale, non avendo ancora ricevuto notizie certe rispetto ai temi anzidetti, ritengono di dover sensibilizzare le Istituzioni tutte e il Porto al fine di garantire la risoluzione della vertenza a brevissimo termine in modo che il Porto ritorni alla normalità lavorativa. Pertanto i lavoratori auspicano una immediata risoluzione attraverso l’emanazione da parte di AdSPMAS un provvedimento risolutivo e definitivo”.
Andrea D’Addio, della Uilt-Uil ha ripercorso le tappe: «Stamattina abbiamo avuto assemblea con i lavoratori, abbiamo proposto assieme alle altre sigle di proseguire nel dialogo, ma i dipendenti si sono detti stanchi, che era passato troppo tempo e che la volontà è quella di avere maggiori garanzie per il posto di lavoro. Quindi, finché non si arriverà a un accordo, non si lavora, lo sciopero spontaneo è previsto a oltranza». Non è mancato un confronto in cui l’Autorità portuale ha invitato al tavolo i rappresentanti delle sigle, che erano, oltre a D’Addio, Federica Vedova (Filt-Cgil) e Marino De Terlizzi (Fit-Cisl).
Uno dei nodi da sciogliere sarà la gestione proprio dell’articolo 17, il pool di manodopera qualificato che interviene durante i picchi di lavoro nel soddisfare i fabbisogni lavorativi dei terminal.
De Terlizzi, appena uscito dal confronto, ha aggiunto: «Lo scontro tra le parti è stato pacato, c’è stato qualche momento in cui i toni si sono alzati, ma restiamo in attesa di, come ha affermato il presidente, vedere l’ordinanza relativa alla tariffa degli avviamenti. Auspichiamo che la cosa si risolva nel giro di qualche ora, ma finché non si conclude, lo sciopero continua pur nella fiducia che il presidente mantenga la parola. Sullo sfondo rimangono le questioni legate a Vtp e agli aspetti che riguardano i dipendenti dell’Autorità portuale».