TRIESTE – SIOT, la società del Gruppo TAL che gestisce l’oleodotto da Trieste al Centro-Est Europa, guarda a possibili alternative nella previsione di un calo dei traffici.
Qualche mese fa, Alessio Lilli, presidente della Società italiana per l’oleodotto transalpino, non aveva usato mezze misure: «Entro 10 anni a Trieste si sbarcheranno 20 milioni di tonnellate in meno di greggio». In pratica un dimezzamento rispetto ai volumi attuali. Il manager lo aveva dichiarato nel corso di un incontro pubblico per discutere di transizione energetica. La crisi globale in parte causata dalla guerra tra Russa e Ucraina ha un po’ cambiato le carte in tavola, ma la strada verso la decarbonizzazione è stata già imboccata e un calo importante dei consumi di idrocarburi dovrebbe essere solo questione di tempo.
SIOT si sta già organizzando e ha dato vita a esperienze che potrebbero tracciare la nuova via per infrastrutture che rischiano di essere, a breve, sovradimensionate. Un tratto dell’oleodotto in Germania è già oggetto di una partnership con un’azienda che sta utilizzando il percorso per posare cavi per la trasmissione dati. Su questa falsariga si stanno esaminando ipotesi per sfruttare l’infrastruttura adibendola al trasporto di altre risorse oltre al greggio, magari in entrambe le direzioni.
Un altro esempio riguarda lo sviluppo di un progetto per realizzare impianti di cogenerazione ad alta efficienza, alimentati a metano e in futuro a biometano, che forniscano l’energia necessaria al funzionamento delle stazioni di pompaggio e che, al contempo, utilizzino il calore generato per scaldare il greggio rendendolo meno viscoso e quindi abbassando la quantità di energia necessaria per farlo scorrere nell’oleodotto.
Anche di questo si parlerà martedì a Trieste, durante l’incontro organizzato dal Propeller Club martedì 17 maggio, dove sarà ospite proprio Alessio Lilli, che offrirà una panoramica della SIOT alla luce dei cambiamenti in atto nei settori dell’energia e più in generale dell’economia globale. L’oleodotto che porta il petrolio greggio dal Mare Adriatico al centro dell’Europa fa ormai parte della vita, non solo industriale, del territorio di Trieste: il porto è il primo del Mediterraneo per traffici petroliferi. Il Gruppo TAL gestisce l’Oleodotto transalpino da più di 50 anni che, con i suoi 753 chilometri di lunghezza, trasporta petrolio dal Porto di Trieste verso Austria, Repubblica Ceca e Germania meridionale, provvedendo alla maggior parte del fabbisogno petrolif ro di questi Paesi.
La compagine azionaria di TAL è rappresentata da alcune delle majors del settore petrolifero come OMV, Shell, Rosneft, ENI, C-BLUE B.V. (Gunvor), ExxonMobil, Mero, Phillips 66/Jet Tankstellen e Total. Ma quale sarà il futuro di questa struttura nell’ottica di una riduzione delle fonti energetiche legate agli idrocarburi? La domanda non riguarda solo SIOT ma gran parte della società moderna così com’è oggi concepita e le scelte che si stanno facendo verso la transizione ecologica. SIOT, come descritto, ha già iniziato a muoversi, con la presenza in settori difficilmente ipotizzabili fino allo scorso decennio.