TRIESTE – Un incontro dai toni misti tra ottimismo e richiami al rischio quello tenutosi ieri sera al webinar del Propeller Club di Trieste sul tema dell’extradoganalità del Porto Franco di Trieste.
Una linea comune tra i relatori che hanno partecipato al dibattito è stata quella relativa alla necessità di incaricare la politica di trovare una soluzione adeguata. Punto di partenza la lettera della Commissione Ue, che rispondeva negativamente alla richiesta del senato di riconoscere l’extradoganalità delle aree dello scalo triestino riconosciute dal Trattato internazionale di pace del 1947.
«Non mi sono fasciato la testa quando ho visto la lettera» ha sdrammatizzato il presidente dell’Autorità portuale del mare Adriatico Orientale, Zeno D’Agostino. Secondo D’Agostino il consenso – anche quello “industriale” – attorno al regime di Porto Franco è ormai un fatto consolidato. Inoltre, sempre secondo D’Agostino, in alcuni casi, soprattutto nel Sud Italia, il Porto Franco di Trieste è visto come una best practice «… che in qualche modo può essere in parte applicata anche in altri territori». Insomma, con i dovuti distinguo, si tratta di un tema non solo triestino.
All’incontro virtuale hanno partecipato anche il presidente della Camera di commercio Venezia Giulia, Antonio Paoletti, il vicepresidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, Francesco Russo e il presidente di Confetra Friuli Venezia Giulia, Stefano Visintin.
Proprio secondo Visintin, serve una legge nazionale che dia la possibilità di lavorare le merci in Porto Franco, in esecuzione del succitato Trattato di Pace. Inutile quindi andare a cercare risposte in Europa.
In precedenza Paoletti aveva ricordato che già una decina di anni or sono la Camera di commercio si era premurata di realizzare uno studio che spiegava cosa è possibile fare in quel regime a livello di lavorazioni industriali.
Più preoccupato l’intervento dell’ex senatore Francesco Russo, secondo il quale, in tempo di PNRR Trieste e il territorio regionale hanno il dovere di non perdere alcuna delle occasioni che si presentano. Russo ha parlato di un “rallentamento” del consenso e del rischio che questo patrimonio vada perduto per desuetudine.
«Ritengo si debba arrivare all’ottenimento dell’extradoganalità – ha concluso il presidente del Propeller di Trieste, Fabrizio Zerbini – senza perseguire la strada delle ZES (Zone economiche speciali) e delle ZLS (Zone logistiche semplificate), perché questi costituiscono una diminutio rispetto a quelle che sono le prerogative e i vantaggi del Porto Franco».
Non hanno partecipato all’incontro altri importanti relatori annunciati in attesa di conferma, quali Massimiliano Fedriga (presidente della Regione Friuli Venezia Giulia), Roberto Dipiazza (sindaco di Trieste), la parlamentare Sandra Savino e il ministro Stefano Patuanelli.