TRIESTE – Ottimismo negli sviluppi futuri, nonostante le incertezze causate dalla crisi del Mar Rosso e dalla formazione di nuove alleanze tra le principali compagnie di navigazione.
Questo il messaggio lanciato oggi a Budapest dai porti del Nordest Adriatico alla conferenza annuale promossa dalla testata ungherese Navigator.
Per il porto di Trieste in particolare, quello ungherese sta diventando un mercato sempre più importante e i risultati di traffico di Trieste marine terminal (controllata di MSC che gestisce il terminal container dello scalo) sono stati buoni nonostante la crisi del Mar Rosso e le difficoltà annesse. Difficoltà che si sommano alle incertezze – che riguardano anche gli altri porti del territorio – legate al calendario dei servizi per le nuove alleanze tra compagnie di navigazione.
Rispetto al porto di Capodistria, TMT ha scelto un routing diverso per i treni che collegano il terminal con l’Ugheria, evitando la Slovenia e di conseguenza i numerosi problemi che sta presentando la rete ferroviaria.

In termini di movimentazione di merci con l’Ungheria, è stato evidenziato che nel primo trimestre del 2024, i porti del Nord Europa hanno guadagnato il 13%, mentre il traffico dei porti adriatici è diminuito del 13%, proprio a causa del conflitto nel Golfo di Aden che ha colpito gravemente la catena logistica, è stato detto durante il confronto tra manager. In conclusione però, tutti i rappresentanti dei porti adriatici che hanno partecipato a una tavola rotonda, hanno riferito di una crescita soddisfacente dei container. «Nei primi 9 mesi la crescita dei Teu a Capodistria è stata del +4%. A ottobre abbiamo assistito a un record storico di movimentazione di container. Sì, i primi mesi dell’anno sono stati piuttosto impegnativi, ma alla fine tutto è andato bene» ha detto Borut Šemrl, direttore marketing di Luka Koper, società di gestione del porto di Capodistria.
Il manager sloveno ha anche illustrato i piani infrastrutturali all’interno dell’area portuale e sul collegamento ferroviario (l’ammodernamento dell’intera rete ferroviaria slovena), probabilmente il punto di svolta più importante per le compagnie di navigazione nella pianificazione delle toccate.

In precedenza era toccato a Walter Gregori, Segretario generale dell’Associazione fra spedizionieri e terminalisti dei porti di Trieste e Monfalcone, illustrare le opportunità offerte dai due scali. Oltre ai terminal ben noti, Gregori ha sottolineato la possibilità di combinare l’attività portuale con il traffico continentale, elencando anche gli investimenti al 2026 e al 2030: aumento della capacità ferroviaria, prima fase del Molo VIII, allungamento del Molo VII (terminal container) e altro. Il messaggio è servito a spiegare che il sistema fra Trieste e Monfalcone è resiliente ed affidabile per rispondere alle mutevoli condizioni di mercato.
E proprio di traffico continentale mutevoli condizioni di mercato ha parlato anche Peter Garai, quasi padrone di casa perché ungherese e alla guida delle società di Stato che sta per investire quasi 200 milioni per un nuovo terminal multipurpose nella parte sud del porto di Trieste.
Commentando le incertezze (Mar Rosso e altro) del mercato, Garai ha detto che proprio per questo Adria Port (questo il nome della società di diritto ungherese) ha puntato su un terminal multipurpose, per avere flessibilità. Sottolineando l’importanza dei traffici Ro-Ro, anche con il nuovo servizio di Grimaldi per l’Egitto, Garai si è detto convinto che anche il general cargo possa avere uno sviluppo importante per il porto di Trieste. Sviluppo che potrebbe essere incrementato dalla ricostruzione dell’Ucraina al termine della guerra con la Russia.