TRIESTE – «Premetto che la tragedia vera è quella delle vittime della guerra e non il business. Noi imprenditori, e la Fratelli Cosulich in particolare, in qualche modo ce la caveremo. Magari verrò smentito, ma al momento resto ottimista».
Augusto Cosulich, alla guida dello storico Gruppo, non perde la voglia di pensare ad un futuro migliore quando gli si chiede qualcosa in merito alla volontà di investire in Alto Adriatico, dove porti e sistema logistico – al pari di altri settori economici anche a livello europeo e nazionale – potrebbero risentire, limitatamente ad alcune tipologie di traffico, della guerra in corso tra Russia e Ucraina.
Un possibile scenario di sviluppi positivi era già stato tracciato ieri da GianCarlo Russo, Executive director di FHP (la holding portuale dl Gruppo F2i) a Monfalcone. Non a caso il manager sta lavorando proprio con la Tecnosider dei fratelli Cosulich per cercare una soluzione allo stop dei traffici di brame d’acciaio tra Mariupol e Portorosega.
«Speriamo possa tornare tutto come prima, anzi in questo caso la ritengo l’ipotesi più probabile. Certo gli scenari sono tutti aperti e siamo al lavoro per cercare alternative ma – spiega Cosulich – credo sia inutile concentrarsi soltanto sul peggiore degli scenari che potrebbe anche non verificarsi. Al momento l’altoforno in Ucraina è in funzione e il porto non sta subendo bombardamenti».
Intanto però, avete sospeso l’acquisto di nuove navi in Cina, che sarebbero state dedicate proprio ai traffico d’acciaio su Monfalcone. «No, non abbiamo sospeso l’acquisto. Stiamo valutando la situazione di giorno in giorno e ci muoveremo a seconda degli sviluppi. Ma non sarà un problema. Per noi traffico siderurgico, che siamo stati felici di portare avanti, rappresenta il 2% del fatturato e a Monfalcone stiamo lavorando sui possibili sviluppi per nuove attività. Investiremo in ogni caso, anche perché in Friuli abbiamo trovato un’imprenditoria importante e se la siderurgia andrà avanti, bene. Altrimenti faremo altro».
In quell’ “altro” ci sta anche l’iran che per la Fratelli Cosulich rappresenta un territorio storico di collaborazione commerciale. Non a caso il gruppo aveva, fino a 5 anni fa, un ufficio di rappresentanza a Teheran. Ma in passato anche una partnership con la IRISL (Islamic Republic of Iran Shipping Lines), la compagnia di Stato. A due passi dalla ripresa di un contatto importante, racconta Cosulich, tutto è stato interrotto proprio a causa della Russia. Il riferimento è allo stop ai colloqui sul nucleare iraniano e sul ritiro delle sanzioni. La Russia ha complicato un accordo quasi chiuso, chiedendo garanzie agli Stati Uniti per i rapporti commerciali e la cooperazione tecnico-militare con l’Iran: Putin teme che siano ostacolati dalle sanzioni imposte alla Russia per l’invasione dell’Ucraina.
«Eravamo già pronti a riprendere una serie di rapporti commerciali – racconta Cosulich – . L’iran – è interessante per le materie prime come il rame, il petrolio e il gas ma anche per la siderurgia». Si pensa a un collegamento diretto? E con che tipo di traffici? «Se le cose vanno bene, è sicuro che inauguriamo una linea. Per ora l’interesse era con l’Italia, ma potrebbe essere proprio il Nord Adriatico a beneficiarne. I traffici potrebbero essere di vario tipo, a cominciare dai project cargo, e penso a Danieli, ma anche grano, legname o cellulosa».
Sull’Iran, negli anni scorsi, avevano puntato anche Regione Friuli Venezia Giulia e Autorità portuale di Trieste. Una serie di accordi erano stati firmati con l’Alto Consiglio che gestisce le Zone Franche della Repubblica Islamica dell’Iran, con la compagnia di bandiera IRISL e con la Port & Maritime Organization, il soggetto che fa capo al governo iraniano per la gestione dei porti. Gli eventi mondiali avevano poi imposto uno stop ai successivi sviluppi, che potrebbero riaprirsi nei prossimi mesi.