TRIESTE – Nulla di fatto, dopo l’incontro di oggi pomeriggio al Ministero per lo Sviluppo economico tra i vertici di Wartsila, sindacati, istituzioni e Confindustria.
Il gruppo finlandese ha confermato la volontà di chiudere la produzione di motori marini e per la produzione di energia elettrica nello stabilimento di San Dorligo della Valle nei pressi di Trieste.
La conferma della decisione di Wartsila «incrina – ha detto il ministro Giancarlo Giorgetti – la fiducia che era alla base dei rapporti tra Italia e Finlandia». «Sarà sicuramente vero che l’azienda ha operato nell’ambito delle leggi – ha proseguito il ministro – come è stato più volte precisato a questo tavolo, ma esistono non solo le procedure scritte ma anche un criterio di comportamento e regole di lealtà nei rapporti tra Paesi e persone. Criteri e regole evidentemente tradite».
All’incontro era presente in videocollegamento anche il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, secondo il quale quella di Wartsila è una scelta di carattere politico e non industriale, che arreca un grave danno a un settore strategico per il nostro sistema Paese: una decisione unilaterale, resa ancor più grave e inaccettabile dall’articolato elenco di contributi e garanzie nazionali e regionali di cui l’azienda ha beneficiato negli anni.
La Regione interesserà il Comitato delle Regioni e tutte le istituzioni nazionali ed europee, per denunciare l’atteggiamento predatorio di soggetti privati che, dopo aver usufruito di decine di milioni di euro pubblici, optano per una deindustrializzazione del territorio italiano determinando pesantissime ricadute sul piano economico, occupazionale e sociale. Concetti, quelli espressi dal governatore, ribaditi con forza anche dall’assessore regionale al Lavoro, che ha inoltre garantito il massimo impegno della Regione per vigilare affinché la procedura avviata dall’azienda non venga utilizzata per sottoporre i lavoratori, le loro rappresentanze e le istituzioni a inaccettabili pressioni.
“Risultano offensivi e fittizi i tentativi di mitigare queste scelte di fronte a una scelta così grave, che investe oltre 1000 lavoratori del nostro territorio. Il giudizio è assolutamente negativo da parte delle istituzioni e del sindacato, rispetto alla scelta di indebolire la filiera della navalmeccanica – scrive la Cgil in una nota – e abbandonare le politiche industriali nel nostro territorio e in tutto il paese. È inaccettabile una così palese svalutazione del lavoro manifatturiero. Si fa sempre più strada la necessità di elaborare un “piano B” che preveda importanti investimenti su questa filiera. Serve tutto il peso dello stato italiano perché ciò possa avverarsi. Ora c’è la necessità che, nell’esercizio del rapporto di forza, il territorio sia a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori di Wärtsilä e a sostegno della fabbrica”.