TRIESTE – La crescita in Est Europa, i nuovi investimenti ma anche i problemi lungo la rete ferroviaria.
In un’intervista rilasciata nei giorni scorsi alla testata Ship2Shore, Guido Porta, amministratore delegato dell’impresa ferroviaria InRail, ha fatto il quadro della situazione sull’azienda e delineato le linee di sviluppo per il 2024.
Tra queste ultime, Porta ha detto di puntare sulla crescita delle realtà slovene e croate. «Poi vogliamo attivare partnership in Ungheria e incrementare l’attività in Francia. L’obiettivo è anche creare partnership coi terminalisti ed essere la cerniera fra tanti gruppi».
Inrail è nata dall’iniziativa di un gruppo di manager che puntavano a creare un’azienda ferroviaria privata. Dopo 12 anni di gestione “in solitaria”, l’ingresso di Autobrennero nel 2019. Da qui in poi gli investimenti in Slovenia e in Croazia con due filiali, che contano oggi una quarantina di dipendenti. «Questo ci ha permesso di dare continuità al nostro servizio di trasporto ferroviario – ha spiegato Porta – oltre i confini nazionali. E siamo l’unico operatore privato a farlo. E la cosa bella è che i clienti ci hanno seguito al punto che circa il 20% del fatturato viene dall’estero».
Per InRail la crescita è costante, con un trend confermato nell’ultimo anno: il primo bilancio contava tre milioni di fatturato, nel 2022 sono stati 45 mentre quest’anno la chiusura è prevista a 53. A livello di gruppo, invece, il fatturato si aggira attorno ai 100 milioni di euro. Il tutto, nonostante le difficoltà della rete che Porta non ha mancato di evidenziare. «Ci sono dei tratti di ferrovia a binario unico. Poi spesso la notte le linee sono interrotte per lavori di manutenzione, cosa che blocca i nostri treni che viaggiano principalmente col buio. Ormai il nostro lavoro non è più “comporre” i treni ma seguirli passo dopo passo sulla rete, sempre pronti a rimediare a un intoppo che blocca il trasporto per diverse ore» ha spiegato il manager.
Per quanto riguarda ulteriori investimenti, Porta ha elencato diversi progetti, tra i quali Udine con un in un tornio in fossa, «… che rappresenta il meglio per la manutenzione del materiale rotabile. È un’attrezzatura con dei sistemi di mole che permettono di ricreare il profilo delle ruote senza smontarle».
Acquistati anche sei locomotori per quasi 20 milioni di euro. Pronti gli ordini per altri 4-6, mentre si prevede di aumentare anche l’organico, composto oggi da uno staff di 330 persone.
«Del resto siamo i secondi in Italia per volume trasportato su rotaia, dopo Mercitalia che detiene il 45% del mercato. Il resto è in mano ai privati» ha ricordato Porta.