TRIESTE – La domanda di idrogeno nelle aree portuali e nelle zone costiere industriali è destinata a crescere in modo significativo nei prossimi anni.
Il tutto, per un consumo che potrebbe raggiungere quasi il 50% della richiesta complessiva. E sempre i porti, negli anni a venire, saranno i principali attori deputati a giocare un ruolo fondamentale per quel che riguarda l’espansione del mercato europeo dell’idrogeno, sia in qualità di luoghi di transito, sia come facilitatori o investitori per la produzione, stoccaggio e distribuzione del gas agli utenti finali (aree portuali ed entroterra), anche attraverso la riconversione di siti e infrastrutture preesistenti.
Ad affermarlo è il rapporto pubblicato a marzo dalla Clean Hydrogen Partnership, il partenariato pubblico-privato nato in seno all’Unione Europea per contribuire al Green Deal dell’UE a sostegno dello sviluppo delle tecnologie energetiche delle celle a combustibile e dell’idrogeno in Europa. Lo studio, condotto da Deloitte Belgium, ha come obiettivo principale quello di fornire nuovi orientamenti per la ricerca e l’innovazione, orientamenti per la regolamentazione, codici e norme, e proposte in materia di politica e regolamentazione.
Dal rapporto si evince come, mentre la domanda di idrogeno in questi anni stia interessando per lo più alcune tipologie di impianti industriali, nel prossimo futuro l’idrogeno, sia verde che blu, comincerà ad essere sempre più richiesto in ogni ambito. Secondo alcune stime, infatti, a partire dal 2030, la domanda — inizialmente trainata dall’industria — subirà un incremento anche da parte del settore dei trasporti. Un fenomeno destinato a concretizzarsi parallelamente e in corrispondenza al percorso di decarbonizzazione, avviato dalle attività di trasporto marittimo, di trasporto pesante e su strada.
Si prevede, dunque, che la domanda di idrogeno nelle aree portuali e ad esse limitrofe sarà considerevole, per un ammontare complessivo che potrebbe aggirarsi tra i 28 e i 389 terawattora all’anno nel 2030 (8,49 – 11,7 milioni di tonnellate) e tra i 545 e i 1764 terawattora all’anno nel 2050 (16,35 e 52,92 milioni di tonnellate).
Sempre nello stesso studio, vengono analizzate le diverse modalità con le quali le aree portuali possono intervenire concretamente come attori propositivi nella progettazione e sviluppo delle infrastrutture necessarie alla produzione, stoccaggio e distribuzione. Ma anche di utilizzo di questo gas, attraverso degli esempi tratti dalle aree prese in esame. Come il porto di Duisburg, che ospiterà il primo terminal container europeo a emissioni zero alimentato a idrogeno, o quello di Valencia, che si è prefissato l’obiettivo di ricorrere alle tecnologie a idrogeno per la movimentazione delle merci per ridurre l’impatto ambientale nelle varie operazioni, fino a diventare un porto a “impatto zero” entro il 2030.