TRIESTE – Un calo degli introiti di quasi il 50% e una diminuzione del 36% nei passaggi di navi.
Questi i risultati, a gennaio, della crisi internazionale causata dagli attacchi dei ribelli Houthi nello stretto di Bab Al Mandeb che dà accesso o far uscire (a seconda della direzione della rotta) dal Mar Rosso. Le cifre sono state fornite dall’ammiraglio Osama Rabie, presidente e amministratore delegato di SCA (Suez Canal Authority), durante un ‘intervista televisiva ad un emittente egiziana.
Dopo che gli attacchi hanno costretto le principali compagnie di navigazione a evitare la via d’acqua, i ricavi del Canale di Suez sono passati dagli 804 milioni di dollari del gennaio 2023 ai circa 428 milioni di dollari del mese appena concluso. Il numero di navi che hanno attraversato il Canale, invece, è diminuito del 36%.
Il calo si inserisce in un contesto di forte crisi economica attraversato dall’Egitto negli ultimi decenni, già prima che iniziasse, ad ottobre dello scorso anno, la guerra tra Israele e Hamas. I militanti Houthi, sostenuti dall’Iran nello Yemen, hanno iniziato ad attaccare le navi mercantili in risposta al conflitto a Gaza e non hanno mostrato cedimenti, nonostante le risposte armate di Stati Uniti e Regno unito.
Il Canale di Suez rappresenta un’importante fonte di valuta estera per l’Egitto e nel 2023 ha fruttato circa 10,25 miliardi di dollari. Negli ultimi anni, peraltro, i ricavi della via d’acqua era stati in costante aumento, sia anno su anno che mese su mese, come ha ricordato lo stesso Rabie.
Nel mese di gennaio, inoltre, l’Authority che governa il canale aveva imposto un aumento delle “tasse di transito”: il 15% per portacontainer, petroliere, gasiere, navi cisterna per prodotti chimici e altre rinfuse liquide, navi per il trasporto di veicoli, navi da crociera e unità galleggianti speciali. Il 5% per Ro-Ro, portarinfuse e navi per general cargo.